Stefano Vincieri
"Nella piazza indistinta e trasognata che apre questo libro, un'esplosione di luce assorbe in un istante tutti i suoni, che si schiantano contro i muri di calce e cadono a terra. È un incubo di luce. Al risveglio, nella stanza, si sente ancora l'alito leggero delle parole che evaporano dalla mente. Poi, di nuovo, il buio assoluto. Sono i pensieri che lottano e si uccidono l'un l'altro all'inizio di ogni giornata, provocando una violenta assenza di significato ed aprendo una voragine in cui tutto rifluisce come attratto da un destino di oscurità. Come medicare questa ferita quotidiana, l'infezione dei giorni che si accartocciano come foglie secche prima ancora di iniziare? In questo suo ultimo libro Stefano Vincieri, da dietro le quinte, assiste al crollo del corpo nel tempo e quello della parola nel silenzio, leggendo questo doppio movimento come un'unica danza verso il nulla, da cui è necessario risollevarsi. Come una ballerina che avesse inciampato durante uno spettacolo e dovesse ripartire sotto gli occhi di tutti, la caduta del poeta è il suo ritrovarsi in un insopportabile silenzio, con l'adrenalina dei sensi che si risvegliano e protestano tutti insieme. Passando dalla prima sezione sull'annullamento dei suoni (Camera anecoica), alla seconda (Tanzgedicht) il cambio è netto: escono sul palcoscenico le parole 'scatto', 'corsa', 'volo', 'nuoto', 'affogo', 'precipito' fino a 'danzo l'istinto'!" (Prefazione di Valerio Nardoni)