Emilio Zucchi
"Arno, padre di carmi". Il lettore di questo libro così potente, nuovo, innervato di storia e di metafisica, di violenza e di pietà, di orrore e di redenzione, si soffermi su questo incipit. È l'avvio di un endecasillabo sdrucciolo di mirabile fattura, e poi ritornerà come emistichio nel grandioso finale sinfonico: e dà la misura musicale, culturale, morale di questo poema (...) Emilio Zucchi non ha paura di raccontare. Di piegare una ispirazione potentemente lirica alla disciplina della narrazione. Della sintassi. Della ragione. I personaggi che inscena sono storici, hanno un nome e un cognome, un destino, il periodo in cui vivono è il più oscuro, travagliato, macabro e insieme eroico per il popolo italiano: gli anni Quaranta del secolo scorso. Non il fascismo. La deriva criminale del fascismo. Non la Resistenza in armi. La Resistenza innanzi tutto spirituale. Quella del personaggio di Anna Maria Enriques, figura davvero centrale, depositaria del bene, di padre ebreo e di madre cattolica, che sceglie di fronte alla persecuzione e all'orrore la via più spaventosamente difficile, quella del perdono. Perdono, pietà, l'essenza invincibile del cristianesimo. (Dalla prefazione di Giuseppe Conte)