Fernando Pessoa
Fra i diversi eteronimi di Fernando Pessoa è a Ricardo Reis che è riservata la parte del poeta 'amoroso'. In realtà, discepolo di quell'Alberto Caeiro che è il vero maestro di tutti gli eteronimi (nonché dello stesso Pessoa, il quale dopo il suo avvento ebbe a scrivere: «era apparso in me il mio Maestro»), Reis porta alle estreme conseguenze il tentativo di «riedificazione pagana» che già da Caeiro prende le mosse; ed è in questo tentativo che occorre inserire anche la vena amorosa del poeta, una vena amorosa del tutto sui generis, in quanto il paganesimo di Ricardo Reis è innanzitutto accettazione di antiche verità, così che «ciò che sentiamo dentro come verità lo traduciamo in parola, scrivendo versi senza preoccuparci di sapere a cosa siano destinati». E ancora: «Deponiamo i nostri versi come offerte, iscrizioni votive, sull'altare degli dèi, semplicemente grati perché ci hanno liberato, e posti in salvo, da quel naufragio universale che è il cristismo». Quanto a Pessoa-lui stesso, la poesia d'amore pare quasi non sfiorarlo; eppure occorre chiedersi, al di là della scissione ironica connaturata all'adozione di un eteronimo: che cosa spinge un poeta a inventarsi una serie di autori in cui di volta in volta incarnarsi, se non anche il desiderio di colmare una propria 'insufficienza' o 'impossibilità', vissute appunto come tali? Ed è per questa ragione, soprattutto, che gli eteronimi non sono semplici pseudonimi; ed è per questa ragione, soprattutto, che le poesie «dell'amor profano» di Ricardo Reis - qui scelte e raccolte da Paolo Collo - restano, in ultima analisi, le poesie d'amore di Fernando Pessoa-lui stesso.