Un mito da sfatare è che l’estate sia un tempo di lettura esclusivamente romanzesco. Storie. Più tempo, più relax, più disponibilità mentale. Se c’è un tempo per i saggi è proprio l’estate.
E d’altra parte, secondo mito da sfatare, chi ha mai detto che i saggi non siano letture coinvolgenti e appassionanti?
Il mondo in un saggio
Per esempio, quanto illuminante, e spesso divertente è il libro dei due cognitivisti Steven Sloman e Philip Fernbach, L’illusione della conoscenza (Raffaello Cortina Editore)? Il sottotitolo fa già venire l’acquolina in bocca: Perché non pensiamo mai da soli. Eh sì, perché l’essere umano non è un animale sociale per modo di dire. Il nostro è un cervello sociale, cresce, sviluppa determinate competenze perché vive in mezzo ad altri cervelli con i quali interagisce e costituisce una comunità cognitiva. Il che spiega come possiamo utilizzare penne a sfera, motori a scoppio, programmi informatici senza neanche sapere come funzionano.
Restiamo in tema di cervelli, da quelli al carbonio a quelli al silicio. Intelligenza artificiale? Altro che videogiochi e filmoni per supernerd. Leggete Vita 3.0 di Mark Tegmark (Raffaello Cortina Editore) e inizierete a capire il futuro che ci aspetta e alcuni aspetti del presente in cui già viviamo, dalla giustizia al lavoro, fino al senso ultimo dell’essere umani. Lui insegna all’MIT e presiede il Future of Life Institute. Di che fidarsi.
Esisteva un tempo anche un’intelligenza collettiva che si chiamava coscienza di classe. Un po’ saggio di analisi e un po’ reportage, il bel libro di Loris Campetti Ma come fanno gli operai (Manni) ci riporta proprio lì. E ci racconta con uno stile vivido e coinvolgente chi sono e cosa pensano gli operai orfani della sinistra, quale profondo cambiamento culturale hanno dovuto affrontare nelle grandi fabbriche in crisi come in quelle, non mancano, che veleggiano col vento in poppa. Ma racconta anche i ragazzi di Foodora, issati sulle loro biciclette, arruolati con un sms e pagati a cottimo.
Intanto, non son più i conflitti di classe a far paura, ma semmai quelli tra culture. E a saperne poco la paura cresce esponenzialmente. E allora ben vengano agili libri che ci fanno capire chi è “l’altro”. Dalla montagne della Bosnia alle isole della Sonda, dalle steppe dell’Asia centrale alle città dell’Occidente, quali sono i confini dell’Islam, quante persone di quali nazionalità, etnie, lingue, storie seguono l’insegnamento del Profeta? Per saperne di più e chiarirsi un po’ le idee, soccorre il rapido, limpido e utilissimo volume di Pier Giovanni Donini Il mondo arabo-islamico. Chi sono e quanti sono i musulmani nel mondo (Edizioni Lavoro).
Divaganti, eccentrici, eclettici
Ma poi, ci sono infiniti modi, uno più piacevole dell’altro, per entrare in un argomento, affrontarlo, circoscriverlo, farlo proprio. Il saggista non necessariamente sarà una linea retta, una freccia che punta al cuore della questione. Ci sono anche modi obliqui, personali, stili di conoscenza affidati al ricordo, all’impressione, alla scrittura, temi che comprendono, e nascondono, altri temi.
Per esempio. Esiste un ristretto, ma neanche troppo, nucleo di lettori che adora il primo Sebastiano Vassalli, quello che prima della Chimera creava frananti universi barocchi, tra Manganelli e Piranesi, cosmogonie buffonesche e metafisiche, saghe politico terroristiche ancor più grottesche. Hacca manda in libreria, a quarant’anni dall’incompleta stesura, il finora inedito De l’infinito, universo e mondi. Manuale di esobiologia. Un libro indefinibile e meraviglioso, che raccoglie scritti diversi ma ambiva a essere opera unica e organica. Dentro, la fantascienza e il fantastico, Giordano Bruno e Leopardi, Tommaso Campanella e Galilei.
Da un libro folle a un libro di folli. Napoli, Capodichino. Ospedale Psichiatrico Leonardo Bianchi. Dal 1897 ha ospitato vita e morte, dolore e delirio di matti, alienati e sfortunati che hanno lasciato dietro di sé qualcosa come sessantamila cartelle cliniche. Anna Marchitelli ne ha selezionate un pugno, tredici vite, quel che bastava per realizzare Tredici canti (12+1), edito da Neri Pozza. Forse non è neppure un saggio. Forse è un poema, un tuffo in vite che non vorremmo vivere ma è giusto leggere.
Pablo Picasso non è stato mai ritenuto un pazzo. Con tutte le polemiche che hanno accompagnato la sua carriera, dall’avventura cubista in là, il mondo ha sempre in qualche modo avuto consapevolezza di litigare con un genio. Basti leggere Picasso. Uno, nessuno, centomila (Skira) in cui Luca Scarlini ha raccolto testi disparati di colleghi, critici, amici, amanti, nemici, discepoli dell’incontenibile Pablo. C’è l’immancabile Gertrude Stein e c’è la misteriosa Misia Sert, c’è la storia del furto della Gioconda e del coinvolgimento del Nostro, c’è un bellissimo testo di Francesca Bertini, proprio lei, la diva del muto, e c’è uno strepitoso Dominguín, proprio lui, il re dei toreri, c’è Giorgio Soavi che nel 1981 si interroga: “Ma Picasso era bravo?” e c’è Pablo Neruda, e poi André Malraux e Ray Bradbury. Impossibile annoiarsi, impossibile non consultare le “Immagini” dell’i-pad in cerca dei suoi quadri, dei disegni, delle ceramiche.
Certo, un luogo comune sostiene che leggere di musica non sarà mai come ascoltarla. Eppure non sono pochi i libri di musica gradevoli, leggibili e capaci di farci capire e apprezzare meglio ciò che amiamo ascoltare. In questo ristretto canone di libri felici fa senz’altro il suo ingresso Canone boreale. 100 opere del ‘900 musicale (Jaca Book) di Federico Capitoni. Cento composizioni, siano sinfonie, sonate per strumento solo, concerti, opere, musiche per balletto, trii, quartetti. Si va rigidamente in ordine cronologico di prima esecuzione. Dallo ”Ottetto per archi” del grande rumeno George Enescu (1900) a “in vain” di Georg Friedrich Haas (2000) passando per tutti i grandi a tutti noti, Stravinskij e Schönberg, Gershwin e Steve Reich, ma non mancano anche brani a cavallo tra musica “colta” e jazz, tra musica “colta” e rock, da Keith Jarrett e Frank Zappa a Brian Eno e al Morricone della “Trilogia del dollaro”. Per ogni brano poche pagine, tre?, cinque?, che con encomiabile chiarezza e senza tecnicismi analizzano la partitura e la mettono pure in contesto. Da leggere con lo stereo acceso (e forse pure youtube e spotify!).
Luca Clerici è un serissimo docente universitario, ma ha una sua vena umoristica e umorale che lo porta a concepire manufatti filologici di gran rigore e spasso. Come il Mangiarsi le parole uscito in primavera da Skira: 101 ricette di scrittori italiani del 900, da Grazia Deledda e Giuseppe Ungaretti a Michele Mari e Stefania Giannotti. Ovviamente, la materia è organizzata per portate, dagli antipasti al dolce, ma non manca una sezione di più estrosi “Menù a tema”, dal classico Menù afrodisiaco al Menù del lettore. Il tutto rallegrato dalle geniali illustrazioni del gigantesco John Alcorn.