La scienza di Cristina Cattaneo, l’arte di Makkox, le tragedie del Mediterraneo a partire da Naufraghi senza volto (Raffaello Cortina Editore).
Di Naufraghi senza volto di Cristina Cattaneo, avevamo parlato a ridosso dell’uscita. Il libro pubblicato da Raffaello Cortina Editore racconta il lavoro del LABANOF – Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’università statale di Milano, che sta cercando di ridare un volto, una storia, se possibile un nome, ai resti di chi è perito nel tentativo di raggiungere le nostre coste.
Ma pochi giorni fa Makkox, uno dei nostri migliori illustratori, ha dedicato un disegno a una delle storie più strazianti tra quelle raccolte da Cattaneo. È quella dedicata al bambino del Mali, al cadavere del bambino del Mali ripescato nel Canale di Sicilia – di questi tempi è bene chiamare le cose col loro nome – che aveva appuntato la sua pagella ai vestiti. Il sapere, la conoscenza, la scuola erano il suo patrimonio, la ricchezza che si portava addosso come viatico per una nuova vita. Questa storia, questo disegno, stanno facendo il giro del mondo. Articoli sui giornali, dal Corriere della sera, con un bellissimo pezzo di Paolo Di Stefano, alla Repubblica, servizi sui telegiornali, inviti a talk show e programmi di approfondimento.
Questo disegno, questa storia meritano di girare il mondo, perché è attraverso le singole storie che misuriamo la forza dei destini che si nascondono dietro i grandi numeri. Parlare di migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia di profughi, rischia di appannare la realtà umana, profondamente umana, del fenomeno. Un solo caso può allora diventare emblematico, toccare corde che le statistiche non raggiungono. Le migliaia sono la somma di tanti singoli. Ognuno col suo sogno, ognuno con la sua motivazione, ognuno col suo destino individuale, che diventa collettivo, che diventa lo stesso per tutti solo quando un barcone affonda.
Ben vengano allora libri come Naufraghi senza volto. Ben vengano autori come Cristina Cattaneo. E ben venga un’istituzione come il LABANOF, che ha formato il team diretto da Cattaneo e al quale sono destinati i diritti d’autore del libro.