È mancato l’editore leccese. A metà anni ’80 ha dato vita a una casa editrice cui la letteratura italiana deve tantissimo
Piero Manni ci ha lasciati. Aveva settantasei anni e per decenni è stato uno dei più influenti editori del Sud. Anche e nonostante la sua natura discreta e appartata.
La Piero Manni Editore era nata nel 1984, attorno a una rivista, come spesso ancora in quegli anni accadeva. “L’immaginazione”, questa la testata, raccoglieva il meglio della critica e della ricerca letteraria, mettendo a dialogo critici militanti e accademici e ospitando testi poetici e prove in prosa. A fondarla, a Lecce, Piero Manni e sua moglie Anna Grazia D’Oria: una coppia di insegnanti, agitatori culturali reduci del ’68 studentesco.
Come era ovvio, già nel 1985 alla rivista inizia ad affiancarsi una produzione libraria da subito autorevole. E di nuovo, il titolo d’esordio è programmaticamente un’antologia di poesia italiana contemporanea, Segni di poesia/lingua di pace, con poesie di Edoardo Cacciatore, Giorgio Caproni, Alfonso Leonetti, Mario Luzi, Luigi Malerba, Elio Pagliarani, Paolo Volponi, Andrea Zanzotto e molti altri, che andranno ad alimentare negli anni sia il sommario della rivista che il sempre più ricco catalogo della casa editrice.
La prima collana è “La scrittura e la storia” diretta, allora come oggi, da Romano Luperini. Nel tempo si aggiungeranno collane di narrativa, di poesia, di saggistica letteraria e non, la lista degli autori, illustri ed esordienti, si è allungata negli anni e negli anni si è diversificata. La curiosità di Piero Manni ha permesso alla casa editrice di mantenere il rigore degli esordi e insieme aprirsi al nuovo, guardare con sguardo critico ma curioso anche agli autori di genere.
Negli ultimi anni le redini della casa editrice sono passate ad Agnese, la figlia di Piero e Anna Grazia, che ha lavorato a mantenere annodati i fili di continuità con il passato e a favorire le aperture al presente e al futuro, portando Manni Editori allo Strega con il romanzo di Alberto Rollo Un’educazione milanese, e scavando nella produzione letteraria in cerca di voci nuove e autorevoli.
Piero Manni ci mancherà, mancherà all’editoria italiana una voce tranquilla ma determinata come la sua. Resta l’eredità di un grande catalogo e la solidità di un’impresa culturale ben concepita e accortamente condotta.