La rubrica di Eshkol Nevo su Vanity Fair diventa un libro illustrato dalla street artist Pax Paloscia
«I desideri sono già ricordi» scriveva Italo Calvino nel descrivere Isidora, la Città Invisibile sognata «dall’uomo che cavalca per terreni selvatici». Anche quelli raccontati da Eshkol Nevo nel suo Vocabolario dei desideri, appena uscito per Neri Pozza nella collana Spleen, sembrano già ricordi.
Ricordi di persone reali o solo immaginate, ricordi verosimili o fantastici, i ricordi di chi sogna la propria destinazione. Proprio come il viandante di Calvino.
Le storie raccolte in questo Vocabolario dei desideri sono frutto di una rubrica settimanale di grande successo tenuta da Eshkol Nevo sulle pagine di Vanity Fair. Sono ventisei, come le lettere dell’alfabeto. Di fatto, si tratta di un abecedario “sentimentale”, che ci accompagna alla scoperta delle diverse sfumature dell’animo umano, una parola alla volta.
Che questi racconti siano ispirati da episodi autobiografici, esperienze altrui o frutto della mente dell’autore, poco importa. In ognuno, è possibile ritrovare un senso di nostalgia tanto concreto quanto sincero, in grado di staccarsi dalla pagina e prendere forma nel tempo necessario a leggere le poche righe di testo.
In qualche modo, queste emozioni prendono letteralmente forma davanti ai nostri occhi, attraverso le potentissime immagini inedite che corredano il volume, realizzate dalla street artist romana Pax Paloscia. Le sue straordinarie illustrazioni, infatti, non solo colpiscono per la ricercatezza grafica. Hanno anche un ruolo narrativo, introducono le singole voci, preparano il lettore a quello che verrà, costruiscono l’atmosfera.
Non solo amore
A come Amore. Inizia così il Vocabolario dei desideri di Eshkol Nevo, con la storia dei quattro grandi amori della vita di un uomo, introdotta da un’illustrazione che cita i Joy Division e la loro Love Will Tear Us Apart.
Continua con B come Baci, cioè i primi baci adolescenziali; C come Confessione, quella in grado di dare sollievo; D – naturalmente – come Desiderio, che qui è il nome del cagnolino di casa.
Tuttavia, queste non sono storie d’amore. O almeno, l’amore è uno dei tanti argomenti trattati. Alcuni dei temi toccati sono quelli da sempre cari all’autore israeliano, affrontati anche in opere come Simmetria dei desideri o Tre piani (da cui Nanni Moretti ha tratto il suo film in uscita): sogni, speranze, rimpianti, le diverse sfumature della fragilità umana.
E come Empatia, ad esempio, sembra quasi un racconto di fantascienza e tratta di una strana epidemia che colpisce tutti gli abitanti della Terra tranne uno. In F come Ferita e J come Johannesburg si riflette su razzismo e antirazzismo. L’Escape room di G come Guerra, invece, diventa un pretesto per rievocare la prigionia di un veterano.
La I è dedicata a uno tra gli autori che più hanno influenzato artisticamente Nevo: Italo Calvino, che non a caso abbiamo citato in apertura. In I come Italo Calvino, infatti, l’autore israeliano crea la sua personale Città Invisibile, Rondovia, progettata perché nessuno dei suoi abitanti possa incontrare per strada un amore del passato.
O come Oregon narra la storia di un conflitto generazionale tra una madre e una figlia, ma lo fa come fosse un road movie americano. Che si tratti di un film hollywoodiano o indipendente, sta al lettore deciderlo. X come X-Files parla dello scorrere del tempo e dell’impossibilità di tornare a essere quelli che eravamo, ma lo fa con una serenità e accettazione sorprendente.
E così via, fino ad arrivare a Z come Zehu, che in ebraico significa «basta». Qui Nevo si congeda, spiegando i motivi che lo hanno spinto a imbarcarsi nell’avventura del Vocabolario dei Desideri, e diventare, per un anno, quello che non era mai stato. «Uomo, e anche donna. Sposato, e anche divorziato. Traditore, e anche fedele. Vecchio. E bambino. Italiano. E anche americano. E anche sudafricano».
Rivela, così, come l’impegno di scrivere settimanalmente questa rubrica su Vanity Fair sia stata per lui un’occasione per riflettere sull’essere scrittore, per ripescare storie dagli abissi della memoria o cercarle in ogni luogo, per ascoltare i racconti delle persone che incontrava sulla propria strada, per cambiare prospettiva su di sé e il mondo intero.
L’arte di Pax Paloscia
Come dicevamo, le tavole di Pax Paloscia sono il valore aggiunto di questo piccolo gioiello editoriale.
Classe 1974, Pax Paloscia nasce a Roma, dove studia arte e fotografia. Fortemente influenzata dalla street art e dall’arte urbana, si fa notare nell’ambiente con alcune installazioni pittoriche, fotografiche e video legate al mondo dell’infanzia.
A 22 anni si trasferisce a Milano dove inizia a collaborare con agenzie pubblicitarie, case editrici e riviste. Nel 2003 fonda a Roma con la curatrice e critica d’arte Laura Lombardi lo spazio Studio14, un international visual art network attivo sulla scena dell’arte urbana italiana e internazionale. Nel 2007 si diploma all’International Center of Photography di New York.
Oggi vive e lavora tra New York, Roma e Milano, dove, insieme al fotografo Gabriele Stabile, ha fondato il Raw Messina, che ha realizzato il booktrailer che potete vedere qui sopra.
Il suo lavoro, che abbraccia illustrazione, pittura, fotografia e produzioni video, è stato ampiamente collezionato e esibito in gallerie e musei nazionali e internazionali.
Si tratta, dunque, di un’artista dallo stile distintivo, estremamente interessante per la composizione delle immagini, che mescola tecniche e linguaggi diversi.
Qui, attraverso schizzi, disegni, collage di foto, dipinti e motivi ornamentali, Pax Paloscia riesce a creare una serie di ventisei immagini estremamente stratificate e liriche, in cui riferimenti classici coesistono con quelli pop. Un po’ come succede nelle stesse storie di Eshkol Nevo.