Faber, il poeta, l’intellettuale e l’uomo, protagonista di una nuova collana di La Nave di Teseo, realizzata in collaborazione con la Fondazione De André
«Lei è davvero uno chansonnier, vale a dire un artista della chanson. La sua poesia, poiché la sua poesia c’è, si manifesta nei modi del canto e non in altro; la sua musica, poiché la sua musica c’è, si accende e si espande nei ritmi della sua canzone e non altrimenti» scriveva Mario Luzi, poeta, drammaturgo e critico letterario, in una lettera indirizzata a Fabrizio De André.
E Faber lo era davvero. Uno dei poeti più rilevanti del Novecento. In quasi quarant’anni di attività artistica, scrisse testi dal così alto valore letterario, da essere inseriti in varie antologie scolastiche già dai primi anni settanta. Storie di persone lasciate ai margini della società, dimenticate, escluse, che nelle sue parole ritornavano protagoniste.
Dunque, se il legame che lega De André al mondo della letteratura è tanto forte e profondo, perché non suggellarlo con una collana di pubblicazioni a lui dedicata? Ci ha pensato La Nave di Teseo in collaborazione con la Fondazione Fabrizio De André.
A inaugurare I libri di Fabrizio De André sono due volumi: Accordi eretici, a cura di Bruno Bigoni e Romano Giuffrida, con prefazione di Dori Ghezzi; Volammo davvero, a cura di Elena Valdini, con introduzione di Sandro Veronesi e postfazione di Dario Fo.
Il progetto editoriale
«Il rammarico che spesso mi accompagna è di non riuscire mai ringraziare pubblicamente tutti i collaboratori e partecipanti dei nostri progetti, anche perché sono sempre e per fortuna molto numerosi» afferma Dori Ghezzi. «Accordi eretici e, soprattutto, Volammo davvero lo dimostrano. La proposta da parte de La nave di Teseo di realizzare questa collana dedicata a Fabrizio De André, che intende riproporre nel tempo pubblicazioni curate sinora dalla Fondazione includendo anche nuovi progetti, l’ho amata in particolar modo per la sincerità e spontaneità con cui è nata, cogliendo così l’opportunità di conservare e tutelare nel tempo l’integrità storica della vita di Fabrizio».
«Accadono queste bellissime cose, facendo l’editore» spiega Elisabetta Sgarbi. «Capita che una passione iniziata da ragazza, quando si ascoltava musica sensibili a tutto, la si ritrovi da adulta. Che l’amore per le canzoni di Fabrizio de André ti segua anno dopo anno, e arrivi il momento che, pubblicando i libri (suoi e a lui legati) si possa contribuire alla loro diffusione. Questa iniziativa editoriale – per la quale ringrazio Dori Ghezzi e la Fondazione De André – impegnerà La nave di Teseo nei prossimi anni, spero decenni, e intende sottolineare il valore letterario di quanto De André ci ha lasciato, in canzoni, testi sparsi, appunti».
Continua Sgarbi: «Nessuno dubita che Fabrizio De André sia un poeta. Ma poi questa affermazione va continuamente verificata, approfondita. Le opere di Fabrizio De André sono “Letteratura” anche perché sono intessute di dialoghi con la Letteratura. Come accade per ogni scrittore. Alcuni dei testi che pubblichiamo in questi due primi libri della collana raccontano anche di questo potere letterario di Fabrizio De André. Ma questo potere non risiede mai solo nel passato, come fosse un dato di fatto. La scrittura di Fabrizio De André continua a venirci incontro e a farci domande per essere a sua volta interrogata. Ecco perché confido che questi e i prossimi libri non siano semplici riproposte, ma ogni volta vi sia una invenzione, un ritrovamento, una piccola, nuova “goccia di splendore”».
Continuare a volare
Racconta Ghezzi: «ripubblicare questi due volumi in coppia ha un particolare significato temporale. Pubblicato per la prima volta nel 1997, Accordi eretici testimonia anche il presente di Fabrizio mentre Volammo davvero, edito per la prima volta nel 2007, descrive i sentimenti e raccoglie le parole dette intorno al suo pensiero e alla sua opera nei primi cinque anni di vita della Fondazione».
Accordi eretici
Accordi eretici è la prima monografia dedicata a Fabrizio De André a esplorare le componenti culturali, poetiche e musicali che hanno segnato il suo universo artistico. Le canzoni di Faber sono lo sguardo di un intellettuale sul mondo in divenire, raccontano i cambiamenti della società italiana, accompagnano o anticipano le sue rivoluzioni. Ma sono anche parole in versi, frammenti di un discorso letterario che non conosce confini di genere e di epoca per indagare il mistero dell’altro, sia esso in Dante o in Spoon River, alla corte di un re o tra i peccatori.
Il canzoniere di De André, infine, non esisterebbe se non prendesse forma nei “paesaggi musicali” delle sue composizioni e nelle intuizioni interpretative che le hanno rese immortali. Il volume, attraverso una raccolta di saggi, ci accompagna in un viaggio nell’officina creativa di un grande artista illuminato dai suoi manoscritti, alcuni presentati per la prima volta in questa edizione: appunti, testi di canzoni, pensieri che arricchiscono l’opera in divenire di Fabrizio De André.
Volammo davvero
Volammo davvero raccoglie, invece, le voci del discorso ininterrotto che Fabrizio De André ha aperto con le sue canzoni e la sua vita artistica. «Se l’intenzione è stata quella di continuare a volare, direi che la Fondazione Fabrizio De André, dando vita a Volammo davvero, ha centrato l’obiettivo» scrive Dori Ghezzi.
Si tratta di un dialogo a tutto campo su letteratura, musica, impegno e sui tanti temi civili percorsi da un cantautore che voleva “essere socialmente utile”. Un pensiero che scrittori, studiosi, amici hanno deciso di portare avanti a partire dalle sue canzoni: parole che scavano, emozionano, illuminano, e aprono traiettorie sempre nuove a un volo che non si è interrotto.
Come si chiede Elisabetta Sgarbi: «Quanto ci sarebbe ancora da scrivere sul Dio dell’ateo (semmai lo fosse stato ateo) Fabrizio De André? Cosa risuona in quel folgorante Ho licenziato Dio con cui inizia Il cantico dei drogati? E quando componeva La buona novella (1969) “insieme a chi” stava pensando? A porsi queste, e soprattutto altre, domande spero siano utili queste nuove edizioni. In fondo Fabrizio amava la figura del Gabbiere di Alvaro Mutis. Fabrizio è ancora il nostro Gabbiere: ha visto e sentito molto che ancora dobbiamo pienamente decifrare».