A 50 anni dalla morte di Carlo Emilio Gadda, lo ricordiamo in diretta con Giorgio Pinotti e Paola Italia in occasione della pubblicazione di una nuova edizione di Giornale di guerra e di prigionia.
Giovedì 30 marzo alle 18.00, a #PDESocialClub celebriamo uno dei grandi della letteratura italiana del ‘900. Che dico, celebriamo il più grande scrittore del ‘900 italiano, l’autore della Cognizione del dolore e di Quel pasticciaccio brutto de via Merulana, dell’Adalgisa e degli Accoppiamenti giudiziosi, il Carlo Emilio Gadda di cui il 21 maggio ricorreranno i cinquant’anni dalla morte e di cui Adelphi ha da poco pubblicato in nuova edizione il Giornale di guerra e di prigionia.
Quindi ci vediamo assieme a Giorgio Pinotti e Paola Italia sulle pagine Facebook di Adelphi, di PDE e di tutte le librerie che vorranno condividere l’incontro in streaming, ma anche sui nostri canali Instagram, e Linkedin e YouTube.
In questi anni, Adelphi ha proceduto alla ripubblicazione di tutti i testi maggiori del Gran Lombardo, alla riproposta di gran parte delle opere meno note (stava per scappare “minori”, ma come si fa?) e alla scoperta di inediti e recuperi da riviste e sillogi di volta in volta più succulenti. Il tutto grazie a un lavoro di alta filologia e a un pool di filologhe e filologi, degni – il lavoro e il pool – più di un centro di ricerca accademico che di una casa editrice, sotto la direzione di Paola Italia, di Giorgio Pinotti (che di Adelphi è pezzo pregiato) e di Claudio Vela.
Uscita recentissima e osannatissima, dicevamo, lo ctonio Giornale di guerra e di prigionia, già letto in edizioni prima Sansoni e poi Einaudi, e qui arricchito da una salva di quaderni inediti relativi alla fase finale della vicenda bellica, in pratica esattamente le settimane – novembre e dicembre del 1919 – successive all’armistizio. Pagine che aggiungono molto a quanto già letto, il giovane tenente esulta, benché fiaccato nel fisico e nello spirito, per la vittoria e la ritrovata libertà, ma si scopre empatico con l’abbattimento, il dolore dei suoi ex carcerieri, improvvisamente scopertisi sconfitti. E soprattutto, al termine del lungo processo di scrittura diaristica, una scrittura almeno agli inizi totalmente privata, il sorgere di una intenzione letteraria, di una consapevolezza di sé come futuro, prossimo scrittore.
Insomma, come un Partenone ancora allo stato di pietra grezza, in attesa di diventare il tornito tempio che tutti ammirano, il Giornale di guerra e di prigionia è un po’ un Gadda prima di Gadda, di qua una lingua funzionale a fissare quel che accade, una sommarietà da taccuino in trincea giusto corretta dall’incontenibile educazione importa dalla frequentazione di un buon liceo, ma di là già si intravedono le accensioni, le torsioni, le saturnine idiosincrasie del romanziere sarcastico e umorale che verrà. E questa dicotomia va crescendo di pagina in pagina di mese in mese, fino alla decisione di dividere il diario “in due corsi paralleli”: in Vita notata. Storia verrà fissata la memoria fattuale, mentre in Pensiero notato. Espressione troverà posto la riflessione, il ricordo, il giudizio, l’invenzione. Il Gaddus si sta districando e presto, tragicamente aiutato dalla notizia della morte dell’adorato fratello, darà notizie di sé.