L’educazione cinematografica del regista in un libro a metà tra saggio critico e memoir, in pieno stile tarantiniano. Lo presenterà lo stesso Tarantino a Milano il 7 aprile.
di Cristina Resa
«Ero un piccolo etologo che, anziché i grizzly, osservava gli adulti di notte, nel loro habitat naturale». Con queste parole Quentin Tarantino racconta la sua infanzia trascorsa, in compagnia della madre e del compagno, tra locali notturni, pianobar, ristoranti e, soprattutto, cinema. Sale cinematografiche come quella del Tiffany Theater, dove, a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 la vecchia Hollywood impomatata stava per cedere il passo a una nuova Hollywood animata dalla cultura giovanile, dai locali hippie e, soprattutto, da una nuova generazione di registi come Martin Scorsese, Brian De Palma, Robert Altman, che avrebbe cambiato per sempre il linguaggio cinematografico.
Cinema Speculation, recentemente pubblicato in italiano da La Nave di Teseo, è un libro in cui il regista di Le Iene, Pulp Fiction, Kill Bill, racconta il suo amore per il cinema, a partire dalla sua eccentrica educazione alla visione. «Per il fatto che avevo il permesso di vedere cose che agli altri ragazzini erano negate, ai miei compagni sembravo molto sofisticato. E dato che vedevo i film più provocatori del periodo più entusiasmante della storia di Hollywood, avevano ragione: lo ero», scrive Tarantino, in un continuo passaggio dalle sue memorie da ragazzino di meno di dieci anni catapultato in un universo di immagini intense e affascinanti al commento da cinefilo dalla conoscenza enciclopedica.
La mappa stilistica del cinema di Tarantino
Tarantino mette insieme ricordi, appunti, recensioni, analisi personali ed esperienze, combinandole in maniera serrata proprio come fosse un suo film, per dipingere un quadro vivace e dettagliato della Hollywood degli anni ‘70. Una miriade di informazioni disposta su una linea temporale che descrive la nostra realtà, ma da un punto di vista sempre leggermente distorto dalla sua predisposizione a giocare con gli eccessi e le contraddizioni della società e di quegli adulti osservati così da vicino in un periodo storico estremamente fervido sul piano culturale.
A differenza di molti artisti che tendono a coprire le tracce dei sentieri battuti dai propri maestri, Tarantino gioca a carte scoperte, come d’altronde ha sempre fatto, e dichiara con passione le sue fonti di ispirazione, con uno sguardo contemporaneamente ammirato e critico. In questo senso, Cinema Speculation è contemporaneamente una mappa geografica, mentale e stilistica del cinema del regista, ma anche un percorso critico attraverso un decennio fondamentale per la produzione cinematografica statunitense.
D’altra parte, Tarantino affronta il discorso proprio come una sua sceneggiatura: mescolando codici, situazioni, sezionando e ribaltando modelli classici e ibridandoli con la sua esperienza di cinefilo, prima ancora che di regista, tanto da rivendicare in maniera formativa la sua esperienza lavorativa in un videonoleggio: «Ricordo quando lavoravo nel videonoleggio di Manhattan Beach che si chiamava Video Archives e parlavo con i colleghi del tipo di film che mi sarebbe piaciuto fare e delle cose che ci avrei messo dentro». Ma non solo, l’importanza di essere a contatto con lo spirito più vitale del cinema, il pubblico, gli consentiva di capire i gusti delle persone, cosa funzionava e cosa no, «molto più da vicino di qualunque pezzo grosso hollywoodiano».
C’era una volta a Hollywood
Nel mettere insieme tutti i frammenti, tra divagazioni e analisi approfondite, Tarantino costruisce un racconto impetuoso che non parla direttamente del suo cinema, ma che fa parlare il cinema. Ci mostra come il suo sguardo abbia assorbito modelli, immagini e concetti di un periodo storico e abbia provato a rievocare quel tipo di sensazioni che, da spettatore, hanno alimentato la sua passione per la settima arte. Così, se da un lato non nasconde antipatie, simpatie, giudizi lapidari e critiche argute, anche quando analizza capolavori come Taxi Driver di Martin Scorsese, dall’altro riconosce sempre il suo debito nei confronti dei maestri. Nel raccontare la sua fascinazione per Brian De Palma e il suo uso dello split-screen, Tarantino racconta che da sempre, immaginando i suoi film, avrebbe voluto inserire complicate sequenze dividendo in frazioni lo schermo, ma di esserci riuscito soltanto due volte. In particolare, però, «in Kill Bill – Volume 1, quando Daryl Hannah cammina nel corridoio dell’ospedale fischiettando il motivo di I nervi a pezzi di Bernard Herrmann, e poi l’immagine si divide in due: lì è come se per un attimo Brian De Palma avesse preso il controllo del film».
Ed è proprio nel suo modo di rapportarsi con i classici e con i maestri che emerge l’idea di cinema di Tarantino, o quantomeno, gli aspetti che il regista ama del cinema, ovvero l’aspetto più materiale di costruire storie che funzionino, colpiscano, disturbino, coinvolgano e scuotano il pubblico. «Mai una volta che dicano che la violenza cinematografica è liberatoria. Mai una volta che dicano: “Volevo chiudere il film col botto.” Mai una volta che dicano: “Volevo scuotere il pubblico dal suo torpore con qualcosa di imprevedibile”» scrive sulla generale ritrosia dei registi a rivendicare l’efficacia delle scene più forti.
Tarantino, però, non si limita soltanto a raccontare i film e i loro protagonisti. Il regista conduce in un viaggio attraverso storie di produzione imperfette, dietro le quinte di set sgangherati per arrivare al nucleo dei film che analizza, guardandoli dall’interno e immaginare anche in che altro modo sarebbero potute andare le cose. Per certi versi, Cinema Speculation dialoga in maniera diretta e continua con il suo film del 2019 C’era una volta… a Hollywood (al quale Tarantino ha dedicato anche il suo primo romanzo, edito sempre da La nave di Teseo), da cui eredita anche il gusto di giocare con la realtà, ricombinarla, rileggere la storia secondo possibili strade alternative per vedere l’effetto che fa, per guardare la realtà dall’esterno, o forse per cercare di ricreare la stessa sensazione di meraviglia che provava al cinema, unico ragazzino in mezzo agli adulti, davanti a immagini di cui a volte magari non capiva il senso, ma di sicuro percepiva la potenza tanto da rimanere a «fissare lo schermo a bocca aperta, incredulo che in un film si potessero fare cose del genere».
Quentin Tarantino a Milano
In occasione dell’uscita di Cinema Speculation, Quentin Tarantino incontrerà il pubblico e firmerà le copie del libro venerdì 7 aprile alle ore 18.00 presso la Libreria Mondadori Duomo a Milano. L’evento è organizzato da La Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, e La nave di Teseo in collaborazione con Librerie Mondadori.
Acquistando Cinema Speculation alla nuova Mondadori di Piazza Duomo si riceverà un tagliando che consentirà l’accesso al firmacopie. Sarà possibile mettersi in coda dalle ore 16.00 del 7 aprile. L’accesso sarà consentito secondo la capienza. L’incontro terminerà alle 20.30 circa.
Per tutte le informazioni, vi rimandiamo al sito di La nave di Teseo.