La Feltrinelli di Venezia non vanta solo assortimento e servizio, ma anche una benigna presenza felina.
Quanto ha atteso, Feltrinelli, di aprire una sua libreria a Venezia? Anni. Molti anni.
E finalmente, a fine 2023 si è compiuto l’allineamento astrale: il posto giusto, l’angolo giusto, le dimensioni e la forma giuste, in Campo San Polo, in posizione strategica tra la stazione e Rialto, un’ex galleria d’arte con mattoni a vista, travi al soffitto, un meraviglioso pavimento dipinto a mano, cento metri per un assortimento attorno ai diecimila titoli.
Il tempo di rinfrescare, arredare, allestire campate di libri, avviare casse e sistemi, soprattutto di raccogliere uno staff di libraie esperte sotto la guida di Giulia Rinaldi (è lei nella foto di copertina), ognuna con anni di esperienza nelle librerie di Mestre, di Treviso, di Padova, di Verona, e nell’autunno l’apertura, in tempo per sfruttare il momento topico del Natale, con un occhio, certo, ai turisti, ma con una attenzione particolare e decisiva alle esigenze del pubblico locale. D’altra parte, San Polo è un sestiere ancora abitato da veneziani, con un bel tasso di lettori che non vedevano l’ora di ritrovarsi sotto casa una libreria fornita e attenta al servizio.
E quindi: ampie vetrine sulla piazza; un assortimento di gran soddisfazione, dicevamo diecimila titoli ripartiti per tutti i generi che possono interessare un pubblico trasversale per interessi ed età, dalla narrativa letteraria a quella di genere, dalla saggistica all’arte – con attenzione marcata ma non esclusiva per Venezia medesima e le sue bellezze – ai ragazzi e ai libri in lingua; arredi eleganti quanto funzionali: ricompare persino lo scaffale carrellato così tipico delle Feltrinelli d’antan, ingentilito dalla presenza discreta ma risolutiva di alcuni vasi di Venini in posizione strategica.
Manca qualcosa? Non manca proprio nulla. In più, unico nella catena Feltrinelli, ma forse nel quadro dell’intero retail librario italiano, un gatto. Intendiamoci, conosciamo infinite librerie abitate da gatti, tendenzialmente di proprietà dei gestori. Ma il caso del lustro soriano di cui stiamo parlando, è decisamente diverso e in qualche modo misterioso.
È comparso il giorno dell’inaugurazione, è entrato assieme al resto del pubblico, umano, e ha preso possesso senza esitare del bel divano giallo nella saletta dedicata a narrativa e ragazzi. Il giorno seguente, alle 8.30, si è presentato davanti alla porta della libreria, è entrato al seguito di chi faceva l’apertura e si è diretto sicuro del suo buon diritto verso il bel divano giallo. E così è stato per tutti i giorni a seguire, per lo stupore di libraie e clienti. Chiaramente era un gatto di casa, sano e pasciuto, con un vezzoso collarino. A quel punto si è deciso di postare le sue foto su Instagram e nel giro di qualche giorno si è palesato il proprietario di Saba, quello si è scoperto essere il suo nome, che da parte sua si chiedeva da settimane dove sparisse tutti i giorni il suo gatto.
Saba ha un nome, una casa, un proprietario. Non è, come qualcuno aveva iniziato a sospettare e forse a sperare, la reincarnazione di un libraio del passato che torna tra gli amati libri e gli agognati scontrini. Resta il mistero di questa sua scelta, visto che oltretutto non abita neanche vicinissimo: ogni giorno si presenta alla porta un po’ prima dell’apertura, guadagna il suo bel divano giallo e lì resta fino alla chiusura, sopportando di buon grado coccole, carezze e fotografie: ormai è una celebrità e soprattutto è un genius loci, la sorniona divinità protettrice della libreria.