Intervista a Carlo Gallucci, fondatore della casa editrice che porta il suo nome.
È dal 2002 che Carlo Gallucci popola le librerie italiane di libri per bambini e ragazzi, coprendo ogni fascia d’età, ogni genere letterario, ogni formato. Una proposta vasta e multiforme, ma omogenea nell’attenzione alla qualità e alla capacità di dialogo con i giovani e giovanissimi lettori.
Carlo Gallucci non nasce editore, è stato, è tuttora un giornalista. Da dove è venuta, allora, la vocazione per i libri per ragazzi?
Non so se è una vocazione, ma sicuramente è stato un piacere. Lo è stato quando ho iniziato e continua a essere un piacere. E anche un impegno, però, perché siamo cresciuti molto in questi ventidue anni. Negli anni precedenti il lancio della casa editrice non avevo nessuna idea che mi sarei occupato di libri, ero un giornalista investigativo, prima all’Espresso, inviato speciale, e poi al Tg5, conduttore del telegiornale. A un certo punto mi sono reso conto che specialmente il giornalismo televisivo è sempre un giornalismo di fatti negativi, si passa la vita a raccontare scandali, discussioni, polemiche, omicidi, assassini, incidenti, disgrazie e guerre. Dopo qualche anno mi sentivo intriso di negatività. Da lì è nato il bisogno di occuparmi di qualcosa di positivo e riprendere anche la mia esperienza come giornalista di settimanale, dove la scrittura, la programmazione, la progettazione, la grafica, l’immagine sono molto più curate che non in televisione dove le notizie devono durare poche ore, fino all’edizione successiva. In un settimanale devi pensare che cosa sarà ancora interessante fra quindici giorni, quindi c’è molta più progettazione, e molto più spazio per l’occhio, per l’immagine e la grafica.
Quindi, ma è una ricostruzione che faccio a posteriori, all’epoca non ne ero così consapevole, ho messo insieme queste competenze, assunte lavorando all’Espresso, con l’esigenza di occuparmi di qualcosa di positivo, di bello e con il fatto che all’epoca avevo figli piccoli e mi piaceva giocare con loro, mi piaceva l’idea di portare questa gioia, questa positività anche nel mio lavoro. Tutte queste cose insieme hanno preso la forma di libri per bambini.
Perché nei libri per bambini c’è la positività, se ti rivolgi ai bambini vuol dire che immagini un futuro, immagini che ci sia un futuro positivo per loro, vuoi che ci sia un futuro positivo. I libri per bambini possono essere ironici, divertenti, leggeri… leggeri come tono, non necessariamente come contenuto. Nei libri per bambini puoi giocare liberamente con la grafica, col colore, con le immagini. Tutto ti è concesso, perché i bambini guardano la sostanza, come dice Altan, guardano chi sei e cosa fai e non il tuo curriculum o che cosa c’è dietro. Quindi con i bambini la sperimentazione è molto più facile, probabilmente perché sono più spontanei e vanno subito al dunque.
Abbiamo cominciato sperimentando con le canzoni, canzoni adulte, della grande tradizione italiana degli anni 60, la scuola genovese, quella milanese, quella romana dei cantautori presentate in forma di libri illustrati per bambini con il cd. Fu una grande innovazione che ci ha dato subito il via con grandissima forza.
Abbiamo ricordato gli inizi, connotati da una produzione peculiare come i libri musicali. Oggi Carlo Gallucci Editore è presente in tutti i settori di produzione. Come si governa una tale varietà e mole di titoli?
Siamo una casa editrice più sperimentale della media. Ci piace percorrere strade nuove, mescolare i mezzi di comunicazione, la musica, il cinema, il disegno, il testo. Il successo iniziale dei libri col cd è stato molto importante, poi sono arrivati i libri con movimenti di cartotecnica, quindi anche solo carta, e poi i libri col corpo musicale, quelli di peluche. Abbiamo sperimentato tante idee che hanno avuto successo e che continuano a essere sviluppate come collane o come serie dagli editor, mentre l’editore si dedica a sviluppare nuovi concetti, nuovi progetti. Così si spiega la complessità. Approfondiamo e sviluppiamo quello che ci è piaciuto e che è piaciuto ai nostri lettori e continuiamo sempre a coltivare curiosità per il nuovo.
Per tanti Gallucci è sinonimo di libri per ragazzi, ma negli ultimi anni è partita e cresciuta anche una autonoma produzione per un pubblico adulto, con alcuni sensibili successi…
I nostri lettori crescono, da bambini sono diventati ragazzi, da ragazzi si fanno adulti e noi vogliamo accompagnarli con i nostri libri, perché sono affezionati a noi, hanno piacere di continuare questo dialogo. È stato quindi naturale iniziare a pubblicare libri diciamo per grandi, più che per adulti, in una linea di continuità. Vinicius de Moraes, il creatore della bossanova, che ha scritto anche canzoni per bambini molto divertenti ed è diventato nostro autore quando abbiamo pubblicato quelle canzoni con le illustrazioni di Altan, diceva che la vita è l’arte dell’incontro. Ecco, per me l’editoria è l’arte dell’incontro, perché viene fatta insieme all’autore, al traduttore, all’illustratore, ai grafici. Tra questi amici ci sono autori che manifestano il desiderio di pubblicare anche dei libri per un pubblico più adulto e noi li accontentiamo, li affianchiamo anche in questa esperienza. Oppure siamo noi che vediamo in alcuni di questi amici l’opportunità di un libro per grandi e loro accolgono la nostra proposta.
Quindi pochi titoli per questa fascia ma molto curati. Alcuni, come i libri di Marino Bartoletti o Massimo Cotto, hanno avuto già grandissimo successo. In fondo, una delle motivazioni che mi hanno spinto a diventare editore era l’enorme libertà di sperimentazione e la possibilità di condivisione con i miei figli all’epoca piccolini, con i quali giocavamo a inventare e a creare i primi libri. Ora sono cresciuti e la casa editrice cresce con loro. Ma il principio di fondo vale per tutto, resta l’idea di utilizzare tutti gli strumenti di comunicazione visuale e non solo: la musica, il suono, l’immagine, il colore, la grafica, il testo e mescolare con immaginazione, con leggerezza e profondità nel senso calviniano di essere gradevoli e stimolanti nella forma ma profondi nei contenuti.
Ecco, per chiudere due titoli Gallucci per iniziare quest’anno sono tanti.
Sicuramente Marco Polo, per celebrare i settecento anni del viaggiatore veneziano, un illustrato che non è per bambini, non solo per bambini, come non è solo per adulti. Il testo di Maria Bellonci che ha tradotto le memorie di Marco Polo è un libro felicemente trasversale, che celebra un anniversario, che ha una storia, e la fantasia, l’immaginazione dell’Oriente. Calviniano per certi versi, con tante sfaccettature, come piace a noi, sempre mescolando gli ambiti, i generi e gli stili.
E poi, sicuramente, un graphic novel, L’occhio del lupo, dal romanzo di Daniel Pennac, con la sceneggiatura di Pennac medesimo, illustrato da un suo caro amico, Mathieu Sapin. I due hanno lavorato insieme per la realizzazione di quest’opera. Confermando una volta di più la natura dell’editoria come arte dell’incontro.