Esce un nuovo grande romanzo bellico di Vasilij Grossman, Il popolo è immortale. E #PDESocialClub intervista Claudia Zonghetti che li ha tradotti tutti.
Giovedì 6 giugno alle ore 18.00, sulla pagina Facebook di PDE, di Adelphi e delle librerie che vorranno condividere il nostro incontro, intervistiamo Claudia Zonghetti in occasione dell’uscita di Il popolo è immortale, ennesimo capolavoro riscoperto di Vasilij Grossman. Editore, va da sé, Adelphi. Claudia Zonghetti ha dato voce in italiano a Grossman fin dai tempi di Vita e destino. E sicuramente ci faremo raccontare come è andata che una giovane traduttrice esordisse di fatto direttamente con un “mostro” di quasi mille pagine, con un monumento della letteratura e della storia del ‘900. Una bella prova di coraggio da parte sua e un sorprendente atto di fiducia da parte dell’editore.
Il popolo è immortale è un romanzo di guerra, scritto e pubblicato nel 1942, quando ancora le sorti del conflitto erano incerte, quando ancora bruciava la terribile esperienza della sorpresa, delle ripetute, quotidiane sconfitte, delle quotidiane, drammatiche ritirate verso Est. Un romanzo nutrito dei reportage che il trentacinquenne Vasilij Grossman, malaticcio ma determinato a raccontare la guerra e i suoi protagonisti, aveva inviato alla stampa sovietica dalle linee più avanzate del fronte e costruito sugli appunti con i quali l’autore riempiva taccuini su taccuini.
Se Stalingrado e Vita e destino compongono un distico narrativo confermato dalla presenza in entrambi di personaggi ricorrenti e dall’avviarsi e concludersi di storie e destini dall’uno all’altro libro, Il popolo è immortale è un libro del tutto a parte, che racconta un episodio in sé concluso, le vicende di un battaglione dell’Armata Rossa che nel convulso succedersi di scontri armati e precipitosi ripiegamenti si ritrova prima isolato e poi circondato dai tedeschi. Dovendo scegliere tra resa e battaglia, i protagonisti – ufficiali come l’eroico Babadžan’jan, personaggio fittizio ma ispirato a un omonimo ufficiale in carene e ossa, commissari politici come il cruciale Bogarëv, in cui in parte l’autore ritrae se stesso, semplici fanti come il picaro Ignat’ev – decidono di combattere. E vincere.
Rispetto ai due grandi romanzi che lo seguono nella scrittura ma che per il pubblico italiano lo hanno preceduto, Il popolo è immortale restringe l’orizzonte a un manipolo di personaggi e si distingue per una immediatezza narrativa e stilistica che mette in primo piano la vocazione lirica di Grossman – le descrizioni della natura, delle pianure sterminate, dei coltivi, dei boschi, profondi e accoglienti nascondigli per fuggiaschi e partigiani, si stagliano con inedita evidenza – e specularmente l’ancora fresca esperienza del futurismo e costruttivismo nel racconto delle fabbriche e delle armate meccanizzate e corazzate.
Il lettore superficiale, distratto dall’afflato epico, potrebbe non notare che anche in questo libro, pur partecipe dello sforzo bellico, convintamente rivolto a un pubblico coinvolto e partecipe, in realtà Vasilij Grossman non lesina – magari per sottrazione e silenzi, va da sé, visto il contesto – critiche alla conduzione della guerra da parte di Stalin e degli alti comandi. Per chi volesse meglio comprendere questo aspetto cruciale, soccorre a fine volume una fondamentale postfazione firmata da Robert Chandler e Julija Volochova, i due curatori del volume, che ricostruiscono la storia del libro all’interno della più ampia storia dell’opera di Grossman e dei suoi rapporti con il potere sovietico e i suoi organi di censura, riconducendo molte delle pagine romanzesche ai loro avantesti pubblicati come articoli o giacenti nei taccuini privati dell’autore.
E non bastasse la postfazione, il libro ospita un’ulteriore cinquantina di pagine di appendici tratte dai dattiloscritti e dagli appunti di Grossman. Filologia, certo, ma fondamentale per ben capire e spesso pienamente autonoma anche nei termini del piacere della lettura, come nelle pagine che descrivono le imprese del Babadžan’jan in carne e ossa nei giorni delle impetuose avanzate sovietiche nell’estate del ’44.
Dicevamo che Il popolo è immortale fa a sé rispetto ai due grandi romanzi bellici successivi, ma alla fine per noi lettori commossi e travolti dalla forza del racconto, Il popolo è immortale va con piena naturalezza a comporre un trittico di fatto assieme a Stalingrado e Vita e destino. Ma anche di questo discuteremo con Claudia Zonghetti giovedì 6 giugno, in streaming sulla pagina Facebook di PDE, di Adelphi e delle tante librerie indipendenti di #PDESocialClub che condivideranno l’evento. L’incontro si potrà seguire anche sulla homepage del nostro sito, sul nostro canale YouTube e su LinkedIn.