Manni Editori compie quarant’anni di attività: abbiamo parlato del passato, del presente e del futuro della casa editrice salentina con Agnese Manni.
di Cristina Resa
È il 1984 quando Anna Grazia D’Oria e Piero Manni cominciano a pubblicare la rivista di letteratura “L’immaginazione”, attorno alla quale si crea subito grande fermento intellettuale. Questa data segna la nascita di Manni editore, casa editrice salentina che poi pubblicherà il primo libro un anno dopo, nel 1985. Quest’anno, dunque, festeggiamo i quarant’anni di una realtà editoriale unica, letteraria e socialmente impegnata, con una precisa identità a cui è rimasta sempre fedele, ma che ha saputo adattarsi allo spirito del tempo. Ne abbiamo parlato con l’editrice, Agnese Manni, che ci racconta cosa è stato Manni Editori, cos’è e cosa sarà.
Come è nata la casa editrice, con quale spirito?
La casa editrice nasce grazie a un gruppo di persone formatosi attorno alla rivista di letteratura L’Immaginazione. I miei genitori, Anna Grazia D’Oria e Piero Manni, che l’hanno fondata, hanno iniziato a collaborare principalmente con Romano Luperini e Maria Corti, che all’epoca lavoravano all’Università di Lecce. Si sono così create una serie di relazioni a livello nazionale, che hanno contribuito sia alla rivista L’Immaginazione, sia dando dei libri a questi due quarantenni che insegnavano e gestivano la casa editrice direttamente da casa: in un certo senso, una “casa editrice” in senso letterale. I primi titoli pubblicati includevano autori di calibro nazionale come Franco Fortini, Luigi Malerba, Edoardo Sanguineti e Paolo Volponi. C’era una chiara attenzione alla ricerca, alla sperimentazione e una vicinanza alle avanguardie, in particolare al Gruppo 63 e successivamente con la pubblicazione degli atti dei convegni del Gruppo 93. C’era un’idea di militanza e un’attenzione al dibattito culturale come risposta all’affievolirsi del dibattito sociale che si era manifestato negli anni ’70, dopo il ’68, periodo in cui i miei genitori erano attivi politicamente, anche nel gruppo del Manifesto.
Avete iniziato concentrandovi su campi quali la poesia, la critica letteraria, la narrativa, ma poi avete scelto di ampliare il campo alla sociologia e all’antropologia, ponendo particolare attenzione ai grandi temi sociali, mostrando sempre una spiccata coscienza politica. Puoi raccontarci qualcosa di questo aspetto del vostro catalogo?
L’idea dell’impegno civile è sempre stata centrale. Anche quando si parlava di poesia: il primo titolo è stato Segni di poesia, lingua di pace, una raccolta di poeti contro la guerra, tra cui Bianca Maria Frabotta, Amelia Rosselli, Andrea Zanzotto, Elio Pagliarani, Alfredo Giuliani, Sanguineti, Malerba, Volponi e anche autori più ricercati come Edoardo Cacciatore, figura notevole ma poco conosciuta nella storia della letteratura del Novecento. L’idea di letteratura come militanza si è estesa all’editoria e alla cultura in generale, fino a includere testi specifici di inchiesta su temi politici, sociali e storici. Una parte importante del nostro catalogo è dedicata ai ragazzi, con l’obiettivo di spiegare temi importanti come la Resistenza e le questioni di genere. Questa parte della varia, insieme ai reportage d’ inchiesta, è diventata sempre più rilevante nella nostra produzione.
Quando hai iniziato a lavorare in casa editrice? Qual è stato il tuo percorso?
Ho studiato storia contemporanea a Bologna. Dopo la laurea, ho fatto un lungo stage al Mulino, dove ho avuto l’opportunità di conoscere una casa editrice in tutti i diversi aspetti del lavoro editoriale. Successivamente, ho deciso di tornare a Lecce, nel 2004: quest’anno festeggio anche io vent’anni di lavoro in Manni Editori.
Dal tuo punto di vista personale, essendo praticamente vissuta all’interno del mondo editoriale, come è cambiato negli anni? E come ha affrontato questi cambiamenti Manni Editori?
Vent’anni non sono molti nel mondo dell’editoria, che è piuttosto statico, ma le tendenze sono cambiate notevolmente. Il mercato si è concentrato in grandi gruppi editoriali, e mancano politiche culturali che promuovano realmente la lettura. Non c’è un ricambio generazionale di lettori forti, il che ha un impatto anche sul benessere economico di una nazione, perché lo stato di salute del mondo editoriale e della lettura aiuta molto anche in quel senso.
Possiamo dire che in una situazione come quella che descrivi, essere una casa editrice indipendente, anche decentrata, è un atto di resistenza?
Resistenza è una parola che a me piace molto, anche sul piano storico evoca il periodo forse più straordinario della storia italiana. Sicuramente bisogna provare a resistere. Uno strumento di resistenza per me è proprio l’associazionismo, specialmente in una situazione di isolamento come quella del sud Italia di quarant’anni fa. La cooperazione, il confronto e un’azione politica comune con altri editori e attori del mondo editoriale sono fondamentali.
E come vedi il futuro di Manni Editori? Puoi farci qualche anticipazione sulle prossime pubblicazioni?
Per il futuro, intendiamo continuare a pubblicare libri di qualità, coltivando il nostro pubblico di riferimento. È uscito Pietre di sosta di Enrico Testa nella collana di poesia curata da Antonio Prete, “La pantera profumata”, e pubblicheremo anche un libro di Paolo Di Stefano. La poesia, per esempio, è un aspetto che vedo stabilmente nel nostro futuro. Anche se è forse fuori mercato, rappresenta uno scaffale di nicchia con libri militanti Su tutt’altro fronte riproporremo Le tecniche della non violenza di Aldo Capitini, un testo fondamentale che è davvero illuminante in questo momento, di un’attualità e una replicabilità eccezionali. Pubblicheremo anche un libro di Francesco Erbani sullo stato dell’arte in Italia, che racconta la situazione del patrimonio culturale e la sua gestione politica. Inoltre, usciranno altri testi legati a quegli argomenti sociali, ma legati alle individualità, verso i quali prestiamo da sempre particolare attenzione, come il libro di Camilla Vivian, una guida per dare sostegno ai genitori di persone giovani che stanno affrontando il percorso di transizione. Infine pubblicheremo un romanzo rivolto al pubblico giovane, dai 12 anni in su, dedicato a Trotula de’ Ruggiero, medica italiana dell’XI secolo, una figura eccezionale, scritto da Emilia Zazza. E quindi, l’attenzione alle donne, alla letteratura femminile, è un capitolo che ci contraddistingue.
Ultima domanda: come festeggerete questi quarant’anni di attività?
Il 14 giugno saremo a Lecce, in un posto bellissimo, l’Ex Monastero degli Olivetani, insieme a molti amici come Antonio Prete, Alberto Rollo, Mario Desiati, Carlo De Amicis e Marco Baliani. Ci saranno letture di Marco Baliani, i saluti di Viviana Matrangola e Fabio Pollice, mentre Beatrice Stasi presenterà un importante progetto di ricerca sull’Archivio Manni-D’Oria. Racconteremo la storia della casa editrice e rifletteremo su cosa succede nel mondo della letteratura, in particolare nel sud.
Trovate la versione audio della nostra intervista nel ventiquattresimo episodio di INDIE – Libri per lettori indipendenti.