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L’ingegnere in mostra

12 luglio 2024 | cristina
L’ingegnere in mostra

Foto, oggetti e documenti, nella “Cantieri di Gadda. Il groviglio della totalità” allestita al Politecnico di Milano.


La grande piazza è intitolata al genio multiforme di Leonardo da Vinci, la stretta via che parte all’inizio del lato nord è invece intitolata a André-Marie Ampére, fisico francese, pioniere dell’elettromagnetismo. D’altra parte, lì attorno tutte le strade parlano di scienza, da Edoardo Bonardi, medico e chimico socialista, all’ingegnere meccanico Giuseppe Ponzio e all’astronomo Giovanni Celoria. Su quelle piazze e vie affacciano le facoltà di ingegneria e architettura, di chimica, di fisica, di agraria. Insomma, la gran cittadella di ogni studio scientifico e matematico, il più ambrosiano dei monumenti all’incontro tra sapere e operosità, alla teoria che si fa prassi, lavoro e in ultima analisi dané e benessere: in sintesi, “el noster Politèknik” di gaddiana memoria.

E proprio in via Ampére, nello Spazio Mostre Guido Nardi, fino all’11 ottobre è visitabile la mostra “Cantieri di Gadda. Il groviglio della totalità”, realizzata dal Centro Studi Gadda dell’Università di Pavia in collaborazione con la Scuola di Architettura del Politecnico di Milano in chiusura delle attività legate al cinquantenario della morte di Carlo Emilio Gadda.
Carte, documenti, fotografie, disegni, oggetti, libri ripercorrono, organizzano e analizzano insieme la vicenda biografica e l’avventura letteraria dello scrittore, non seguendo necessariamente uno sviluppo banalmente cronologico (ma una dettagliatissima timeline soccorre il visitatore già all’ingresso) bensì organizzando temi, momenti e geografie: dalla guerra, motore primo e tragico della scrittura gaddiana, alla Milano per l’appunto politecnica del giovane Carlo Emilio, prima studente poi ingegnere, alla Roma borghese della maturità, in un continuo dialogo con le pagine dei romanzi, dei racconti, dei saggi, dall’Adalgisa alla Meccanica, dalla Cognizione del dolore al Pasticciaccio brutto de via Merulana, dal Giornale di guerra e di prigionia agli Accoppiamenti giudiziosi.

 

Siamo andati a visitare la mostra e con l’occasione abbiamo intervistato alcuni dei curatori. Dal lato dei filologi, Mariarosa Bricchi e Giorgio Pinotti, docente di Linguistica Italiana a Pavia l’una, storico editor di Adelphi l’altro. Assieme a Paola Italia e a Claudio Vela sono gli animatori del Centro Studi Gadda e dell’edizione adelphiana delle opere; dal lato del Politecnico abbiamo invece sentito Roberto Dulio e Massimo Ferrari, docenti il primo di Storia dell’architettura e il secondo di Composizione architettonica urbana.

Sapevamo, basta aprire su una pagina a caso, della cruciale importanza dei linguaggi tecnici, del vocabolario scientifico, dell’attitudine ingegneristica nella composizione dello straordinario mélange stilistico del Gran Lombardo, ma la mostra politecnica mostra con evidenza documentale e iconica come questi apporti non siano meri arricchimenti, apposizioni a una scrittura preesistente, ma parte essenziale, costitutiva, di una “mente” narrativa, di una visione del mondo.
Si esce dalla mostra, ci si affaccia a una balaustra e si ha la visione del “patio”, tavoli e tavoli occupati da studenti. Il computer ha sostituito il regolo calcolatore, magliette e felpe sono subentrate a grisaglie e cravatte. Ma quanti percorsi ingegneristici e quanti nodi nevrotici e quante letture eccentriche staranno girando l’una sull’altra per portare a una nuova Cognizione, al Pasticciaccio del terzo millennio? Ne basterebbe uno. Come uno fu Carlo Emilio Gadda, laureato al noster Politeknik.