Indietro

Campo di battaglia: tra il romanzo e il film

6 settembre 2024 | feltrinelli
Campo di battaglia: tra il romanzo e il film

È uscito al cinema Campo di battaglia, film diretto da Gianni Amelio, interpretato da Alessandro Borghi e ispirato al romanzo storico La sfida, di Carlo Patriarca (Neri Pozza).

di Luca Bonifacio

Qualche mese fa, ai microfoni di #PDESocialCub, abbiamo avuto il piacere di ospitare il medico e scrittore Carlo Patriarca, in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo La curva di sopravvivenza edito da Neri Pozza: la sua quarta opera narrativa dopo l’esordio con Il campo di battaglia è il cuore degli uomini (2013), ambientato durante la Campagna d’Italia portata avanti da Napoleone nel 1796, La sfida (2018), che intreccia la vicenda umana di due ufficiali medici e dei loro pazienti alle atrocità della Prima guerra mondiale e Shock (2022), biografia romanzata dell’inventore dell’elettroshock, Ugo Cerletti. Romanziere storiografo e medico, Patriarca ha sempre cercato di unire in modo originale il bagaglio della sua professione alla passione per il romanzo storico, raccontando quindi la Storia attraverso uno sguardo peculiare, un’angolatura privilegiata capace di mostrarci la strada ambigua e controversa che ha accompagnato la medicina, la ricerca, la vita di medici e di pazienti. Una strada che rivela punti assai prossimi alla letteratura, ma anche alla letteratura che si fa cinema. 

Ed è proprio da quell’angolatura, su quel terreno, anzi su quell’arduo Campo di battaglia che si gioca e prende il nome l’omonimo film ispirato al romanzo La sfida, diretto da Gianni Amelio – regista di pellicole quali Il signore delle formiche, Hammamet, La tenerezza – e in attualmente in concorso per il Leone d’Oro all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica organizzata dalla Biennale di Venezia (rassegna in cui il regista si è già aggiudicato il premio nel 1998 per Così ridevano).

Ambientato in Friuli-Venezia Giulia verso la fine della Prima guerra mondiale, poco dopo l’esito tragico di Caporetto, il film riprende in mano testo e spirito del romanzo di Patriarca, raccontando quindi la storia dei due ufficiali medici, due grandi amici d’infanzia operanti nell’ospedale militare in cui vengono portati dal fronte i feriti più gravi, ma anche i simulatori che si sono procurati ferite autonomamente pur di non tornare a combattere. Da una parte Stefano (nel libro Stenio Zorzi e nel film interpretato da Gabriel Montesi), mancato politico, ossessionato dagli autolesionisti e disposto a tutto pur di rispedirli in trincea. Dall’altra Giulio (nel libro Lucio Farradi e nel film interpretato da Alessandro Borghi) mancato biologo, tollerante e assai comprensivo nei loro confronti e disposto a tutto pur di non consegnarli a morte certa. Parliamo di pazienti provenienti da tutta Italia, alcuni poco più che bambini, diversi, anzi diversissimi per la confusione magmatica di dialetti disparati che si crea nell’ospedale, ma uguali e capaci di comprendersi davanti alla paura, alla guerra, alla morte.

Entrambi i medici, entrambi gli amici, legati e divisi a doppio filo da una passione per Anna (interpretata da Federica Rossellini), voce femminile che illumina dal suo lato le disparità di genere che resistono addirittura nel momento più alto della difficoltà umana, si troveranno allora a spezzare – o forse a unire – i loro percorsi a causa di due visioni opposte sulla guerra, sul dovere, sulla medicina, sull’umanità. Soprattutto mentre sta dilagando sul fronte l’influenza spagnola che minaccia la vita di militari e civili, traducendosi così in un messaggio di estrema attualità che fa arrivare il suo eco fino ai giorni nostri.

Campo di battaglia
Un frame del film “Campo di battaglia”, © 01Distribution

Campo di battaglia è allora un film sulla guerra, che cerca però un’originalità di approccio all’argomento facendo leva su un punto di vista molto forte. Non un film “avventuroso”, infatti, perché lo scenario esclusivo dell’ospedale militare, uno spazio brutale e minimalista che resta fuori dal tempo, permette di mostrare a occhio nudo il dato tragico e prettamente drammatico della guerra. Un film, dunque, in cui “ognuno possa sentirsi libero di riflettere su ciò che succede tramite le emozioni che il cinema cerca di trasmettere”, ha spiegato Gianni Amelio, sottolineando dal suo punto di vista proprio la natura aperta del film, e lasciando a noi spettatori libertà di giudizio su ciò che è giusto o sbagliato, passato o presente, lasciando ai nostri occhi l’orrore provocato da qualsiasi conflitto nel cuore di donne e uomini. 

Un film, come detto, che si riallaccia al testo e allo spirito del romanzo, e che pur mutando di codice, come ha sottolineato Carlo Patriarca, si accomuna a uno sguardo puramente umano e drammaticamente presente davanti all’orrore della guerra: “all’incubo claustrofobico scatenato dal ritorno della Storia fatta di sangue ed epidemie in cui siamo immersi negli ultimi anni, una macina triste che ricorda l’ultima parte del conflitto incancrenito e sanguinario della Prima guerra mondiale”. 

E allora, appuntamento in libreria con La sfida e al cinema con Campo di battaglia, distribuito in Italia grazie a 01 Distribution, in attesa di scoprire il vincitore di questa 81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

__

In copertina, un frame del film con Alessandro Borghi, © 01Distribution