A poco più di un anno dal suo esordio, la casa editrice porta in libreria il titolo numero cento. Celebriamo questo traguardo con Dario Cimorelli, fondatore e direttore.
di Federica Sala
Dario Cimorelli Editore ha esordito nelle librerie italiane quasi un anno e mezzo fa. È stato un esordio contraddistinto da cataloghi di grandi mostre, da una saggistica di qualità e di approfondimento, da progetti editoriali focalizzati sul contemporaneo, da prodotti cartacei capaci di creare un catalogo di rilievo nel mercato dell’editoria d’arte in Italia e non solo. Un’introduzione sugli scaffali molto rapida e consistente, ma attenta e ricercata. È bastato infatti poco più di un anno, a Dario Cimorelli Editore, per portare nelle librerie italiane il titolo numero cento: Oasi, firmato dal maestro della fotografia Mimmo Jodice, in occasione della mostra a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, visitabile fino al 2 febbraio 2025. Una buona occasione per fare il punto con l’editore e scoprire le idee future della casa editrice.
Che cosa hanno significato per Dario Cimorelli Editore quest’anno e mezzo e questi cento titoli? E quali sono i prossimi traguardi?
Questi cento titoli sono la riprova di una scommessa fatta un anno e mezzo fa, vinta con enorme soddisfazione. Il risultato però non era scontato, considerato tutto ciò che richiede l’ingresso in un mercato così peculiare come quello dell’editoria d’arte in Italia. Noi ci abbiamo provato mettendoci tutta l’anima, l’entusiasmo e la passione che una tale sfida presuppone. Abbiamo festeggiato questo risultato nel migliore dei modi, ovvero andando a Torino insieme a tutto il team di Camera – Centro Italiano per la Fotografia e aprendo la mostra di Mimmo Jodice, accompagnata dallo splendido Oasi curato da Walter Guadagnini.
I traguardi raggiunti invogliano però a metterne altri, a guardare al futuro. Sicuramente ci teniamo a consolidare il lavoro fatto, cercando di dargli ancora più forma rispetto a quella che lo caratterizza tuttora, in maniera tale da mantenere salda la nostra distintività. Fino a oggi abbiamo cercato di farlo lavorando sulle caratteristiche dei libri, sulla scelta dei titoli, sui materiali utilizzati, in modo da dare a questa casa editrice una sua personalità. Il traguardo che ci prefiggiamo per il futuro riguarda proprio la volontà di rimanere su questa strada, cercando di trovare cose sempre più particolari, originali, curiose, non scontate, di essere quindi presenti in maniera diversa sul mercato.
Quali sono le pietre miliari di questi primi mesi della Dario Cimorelli Editore?
Sono i libri di dimensioni particolarmente significative, quelli che chiamiamo “i grandi mattoni della nostra casa”, fra cui spiccano sicuramente Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo, oppure il corposo volume Preraffaelliti. Rinascimento Moderno. Queste due opere, nate nell’occasione di due mostre – una alla Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia e l’altra al Museo Civico San Domenico di Forlì –, si sono però dimostrate la materia concreta della nostra filosofia, ovvero fare dei libri che abbiano un ciclo di vita lungo e non ridotto alla loro uscita.
Un altro tema importante sul quale stiamo lavorando è anche quello della fotografia, che cerchiamo di raccontare attraverso le monografie dei grandi maestri, come André Kertész. L’opera 1912-1982 oppure Henri Cartier-Bresson e l’Italia. Sono libri molto diversi l’uno dall’altro, per numero di pagine, per taglio critico, perché ogni artista necessita di essere raccontato in maniera diversa, attenta. Ma nonostante la diversità di contenuti, siamo precisi e uniformi sulle caratteristiche tecniche dei libri, sia per il formato che per l’utilizzo dei materiali. È proprio questo aspetto un’altra pietra miliare della nostra casa editrice, ovvero un modo allo stesso tempo molto diverso, ma sistematico di fare editoria.
Un ruolo fondamentale lo ricopre però anche la collana “Scritti”, che è un’altra maniera di raccontare il mondo delle arti visive attraverso un insieme di libri. Da Alberto Martini ed Edgar Allan Poe ad Antonio Canova. La Maddalena giacente, ogni titolo di questa collana è infatti a suo modo diverso, ma inserito in una proposta coerente che cerca di vivere di vita propria. Anche in questo caso, è proprio l’insieme dei libri a rappresentare la sfaccettata e infinita creatività di questo settore, che cerchiamo di raccontare a modo nostro e di farla vivere attraverso la nostra produzione.
Quando si pensa all’editoria d’arte, si pensa ai cataloghi di mostra, ma Dario Cimorelli Editore dimostra che c’è ampio spazio per altri generi e approcci. E proprio la collana “Scritti” ha già dimostrato che l’arte si può leggere e non solo guardare.
Questa collana ha due obiettivi: il primo di creare un filo di perle in cui ognuna richiama la precedente, in modo da invitare il lettore a indagare aspetti che magari non aveva considerato; il secondo di rendere anche le mostre occasioni per realizzare non un semplice catalogo, ma un libro a tutti gli effetti. Nel caso dei primi dieci titoli della collana “Scritti”, nati comunque da occasioni espositive, ci sono stati infatti più modi di trasformare queste occasioni in libri. La nostra idea era di agire in maniera tale da non presentarli semplicemente come cataloghi di mostra, ma piuttosto come lo spunto di un argomento che avesse una vita molto più lunga, completa. Il nostro obiettivo ideale sarebbe quello di avere un catalogo che viva continuamente di questa completezza, che non sia soltanto il fuoco d’artificio di una mostra della durata di tre mesi. Per trovare queste occasioni, in alcuni casi interveniamo solleticando e invitando i curatori ad aumentare il contenuto, a trasformarlo. Perché le integrazioni, gli apparati un po’ più ricchi, o la riproposizione di saggi presenti all’interno di pubblicazioni non proprio recenti, rendono ogni libro inevitabilmente il punto di riferimento sull’argomento di cui si parla.
Questo è il nostro modo di fare libri nel mercato dell’editoria d’arte. Perché nelle arti visive si corre sempre il rischio di avere una rotazione molto veloce in un campo in cui, invece, è la necessità della sedimentazione a fare la differenza. È un percorso non sempre facile, ma che a distanza di un anno rappresenta forse la nota a piè di pagina più importante di Dario Cimorelli Editore.
Potete ascoltare l’intervista a Dario Cimorelli nell’episodio 27 del nostro podcast INDIE.