Voci dalla provincia americana. Ne parleremo il 5 maggio in diretta a #PDESocialClub con Ron Rash, autore di Un piede in paradiso
«Era un pomeriggio caldo e sereno, dal cielo azzurro, una di quelle giornate perfette che a volte capitano dalle nostre parti, in primavera, la giornata ideale per uscire con una barca come quella e il necessario per pescare e starsene qualche ora senza pensare a niente».
(Ron Rash, Un piede in paradiso, La Nuova Frontiera 2021, traduzione di Tommaso Pincio)
Se si cerca Jocassee online su una mappa, il puntatore scenderà fino a restituirci l’immagine ravvicinata di un lago. Sfondo blu scuro circondato da coste frastagliate e verdi, man mano che allarghiamo la visuale da satellite. È una zona molto piovosa, e tutto quel verde attorno al lago lo dimostra: grazie al clima e alla particolare conformazione geografica, l’intero territorio è la casa perfetta per molte specie di piante, anche rare.
Il lago si trova a pochi chilometri dal confine in cui la Carolina del Nord e del Sud incrociano la Georgia: allargando ancor più la visuale, possiamo risalire proprio fin dove i confini dei tre stati si toccano in un unico punto.
È esattamente in questa zona – la contea di Oconee, nel cuore dei monti Appalachi e della provincia americana del sud – che è ambientato il primo romanzo di Ron Rash, Un piede in paradiso, pubblicato originariamente nel 2002 e appena uscito anche in Italia grazie a La Nuova Frontiera, nella traduzione di Tommaso Pincio.
Autore di grandi successi editoriali negli Stati Uniti e di numerosi bestseller tradotti in tutto il mondo, Rash sarà con noi in diretta su #PdeSocialClub mercoledì 5 maggio alle 18:30, per dialogare con Giordano Meacci e Tommaso Pincio e incontrare il pubblico italiano. L’appuntamento è sulle pagine Facebook di La nuova frontiera, PDE e di tutte le librerie aderenti all’iniziativa. L’incontro si potrà seguire anche dalla home page del nostro sito e sul nostro canale YouTube.
Un romanzo polifonico
Un piede in paradiso, dicevamo, si svolge esattamente qui, a Jocassee. Eppure, per molti versi, quella dove si svolge la vicenda del romanzo è – ancora – un’altra zona.
La costruzione della diga che portò alla formazione del lago artificiale di Jocassee, infatti, ha completamente modificato la geografia e l’assetto sociale del territorio, costringendo numerose famiglie, che da generazioni possedevano e coltivavano quelle terre, a una pianificata quanto improvvisa e dolorosa separazione.
Ed è proprio su questo confine temporale, oltre che geografico, che Rash costruisce una vicenda insieme personale e collettiva, che coinvolge tanto i personaggi quanto l’intera comunità rurale di Oconee.
Siamo negli anni Cinquanta a Jocassee, Carolina del Sud, in un’estate torrida e insolitamente avara di piogge; Holland Winchester, da poco rientrato dalla Guerra di Corea, porta ancora con sé il disorientamento che accompagna spesso il ritorno da qualsiasi esperienza bellica. Lo conosciamo già nelle prime pagine, protagonista di una rissa in un bar: testa calda e attaccabrighe, Holland rivela fin da subito la propria difficoltà a reinserirsi nella tranquilla e a tratti monotona vita di provincia.
Finché, pochi giorni più tardi, scompare senza lasciare tracce. Sarà la madre, come spesso accade in questi casi, ad allarmarsi per prima e ad avere la certezza che Holland sia stato ucciso. Dopo qualche dubbio iniziale, anche lo Sceriffo Alexander giungerà alla stessa conclusione. Con un solo problema: il corpo di Holland non si trova.
La narrazione procede per capitoli alternati, così che la storia possa evolversi man mano attraverso la voce dei vari protagonisti. Non si tratta soltanto di un espediente narrativo per raccontare più punti di vista sulla stessa vicenda, ma di una vera e propria ricostruzione a tasselli che Rash utilizza con grande abilità, quasi a dirci che nessuna storia è mai la storia di una voce soltanto. Con il risultato che, alla fine, non c’è un secco dualismo, non c’è divisione netta fra il bene e il male e non c’è uno solo dei suoi personaggi che il lettore non porti nel cuore.
Travalicare i confini del genere
La storia che Rash costruisce attorno alla vicenda dà la misura della grandezza dello scrittore e della sua capacità di travalicare i confini del genere, facendo di questo libro un noir di ambientazione rurale e insieme un ritratto vivido della provincia americana; un romanzo trascinato da una forza primitiva e da una grazia poetica, immerso nelle atmosfere del gotico; un esempio del radicamento alla terra e del progresso che avanza, che sradica, che si scarica sulla pelle dei deboli.
Un piede in paradiso è, infine e innanzitutto, una storia di donne e di uomini: la più personale e al tempo stesso la più universale fra tutte le storie.
Un romanzo perfetto, dunque, per chi si trova a suo agio nella provincia d’America, per chi ama le narrazioni del sud nella sua natura essenziale e selvaggia, anche quella degli uomini. Per chi vuole proteggere la propria piccola comunità, che sia una famiglia, una valle o anche solo un ricordo, quando i più semplici riti e le abitudini si scontrano contro l’avanzare del mondo moderno.
Se fino a metà la narrazione è già trascinante, negli ultimi due capitoli assume una forza terrena e allegorica tale che ci si sente quasi travolti; da cosa, nello specifico, è difficile dirlo: dall’acqua limacciosa del fiume, l’acqua fitta della pioggia, l’acqua limpida di un lago artificiale che tanto nasconde e inghiotte i segreti della natura umana; dal fuoco, le fiamme cui preferisce abbandonarsi chi non sopporta d’abbandonare l’unico luogo che abbia mai conosciuto; dal legame con la terra, la terra che sembra esserci serva e invece è lei che ci tiene, che ci governa e ci lega: morire è talvolta più semplice che imparare a lasciarla.
«Non era un posto per chi aveva una casa, quello.
Era un posto per gli scomparsi».
C’è una leggenda cherokee che attribuisce il nome alla valle: racconta la storia di Jocassee, la principessa annegata nelle acque del fiume, separata dall’uomo che amava. Jocassee, il cui corpo non fu mai più ritrovato, dà ancora oggi il nome a quella che per gli indiani è da sempre “la vallata degli scomparsi”.
Vale anche per Holland Winchester.
Vale per Amy, per lo Sceriffo.
Vale per tutti i personaggi che hanno abitato una terra che a oggi risulta scomparsa sott’acqua, e che abbiamo potuto conoscere e a tratti rivivere grazie a Ron Rash.
Di tutto questo, vi parlerà lo stesso autore mercoledì 5 maggio alle 18:30 a #PdeSocialClub. Non mancate!