Allucinazioni americane

Le riflessioni racchiuse nelle pagine di Allucinazioni americane, il nuovo libro di Roberto Calasso, ruotano intorno a un unico, magnetico, perno: Vertigo, ovvero La donna che visse due volte, come venne titolato in Italia film di Alfred Hitchcock del 1958.

Ma cos’è dunque questo testo enigmatico? È un saggio cinematografico? Non proprio, è più un insieme di suggestioni che indagano il concetto di “vertigine”.

Roberto Calasso segue infatti un sottilissimo filo conduttore che si dipana da La donna che visse due volte. Allucinazioni americane cerca di penetrare il mistero del più inestricabile tra i film di Hitch, andando alla fonte di questa fascinazione.

Il primo passo è tracciare connessioni all’interno dell’opera del regista. Calasso, così, riconosce in La finestra sul cortile (Rear Window, 1954) il film di gemello di Vertigo.

Uno appare quasi l’inverso dell’altro, ma entrambe le storie presentano elementi comuni, nonché lo stesso protagonista: James Stewart, che in entrambi i casi fa un lavoro che lo porta a condurre delle indagini. In La finestra sul cortile è Jeff, avventuroso fotoreporter di successo costretto all’immobilità a causa di una frattura alla gamba. In La donna che visse due volte diventa Scottie, ex poliziotto che teme le altezze a causa di un trauma.

«In entrambi i casi» ci dice Calasso nell’introduzione del suo libro, «il primo dialogo ruota intorno al fatto che l’uomo è impedito nel movimento, per la gamba ingessata in Rear Window, per le vertigini in Vertigo. Anche il finale è implicito già dall’inizio del film: lieto in Rear Window […], funesto in Vertigo […]».

Due film specchio, dunque, che rappresentano le fondamenta di un libro che tratta di un rompicapo, ma che è esso stesso un rompicapo. Va da sé che parlare di questi due film è come parlare del Cinema stesso.

Cos’è, dunque, Allucinazioni americane? È un’esperienza, personalissima e soggettiva. Potremmo descriverlo come un viaggio allucinante tra luoghi, temi e strutture dei film di Alfred Hitchcock, che dimostra come sia possibile guardare il cinema, ma anche la vita stessa, da nuove angolazioni. «Le vertigini sono una moltiplicazione di piani a cui si vorrebbe non credere, ma non si può» scrive Calasso. Forse potrebbe essere una chiave per risolvere il rompicapo.