“E chi non sia stato, fra i nove e i quattordici anni, preso e portato da un posto all’altro, passando di mano in mano come un pacco, non potrà mai capire il mio disamore e la mia ribellione di quel tempo”.
Fazi, andando a scavare in un’epoca ridente per la letteratura, riporta in auge un capolavoro, simbolo di un Novecento colto e d’avanguardia, intitolato Ricordo di un’isola di Ana Marìa Matute che Mario Vargas Llosa definisce uno dei più bei libri spagnoli del ventesimo secolo. Elogiando lo spessore della narrazione e la capacità descrittiva – precisa e delicata- dell’autrice, Vargas Llosa condivide, con parole tangibilmente spontanee ed entusiaste, il suo amore, quello di Julio Cortàzar e della moglie, Aurora Bernardèz, per un romanzo che rappresenta una preziosità del nostro tempo.
Il libro racconta la storia di un’adolescente, Matia, nel pieno dei suoi moti di ribellione, che, orfana di madre e abbandonata dal padre, espulsa dal convento dove studiava per aver dato un calcio alla priora, viene mandata, non avendo altra scelta, come fosse un “pacco” inerme e senza vita, a trascorrere l’estate dall’austera nonna che vuole domarla, zittirla e che dopo pranzo, come racconta la stessa protagonista, trascina la sua sedia a dondolo fino alla finestra del salottino (“la caligine, il vento torrido e umido che si lacerava intanto fra le agavi, o spingeva le foglie castane ai piedi dei mandorli; le nubi di piombo rigonfie che cancellavano il brillio verde del mare”). E da lì, col suo vecchio binocolo da teatro incrostato di zaffiri falsi, scruta le case bianche del declivio, dove abitano i coloni; o tiene d’occhio il mare, dove non passa nessuna nave, dove non si vede nessuna traccia di quell’orrore di cui venivano a conoscenza solo per bocca di Antonia, la governante.
Le vicende del romanzo si sviluppano a Maiorca, all’interno di un’atmosfera che a tratti sembra immobile e rarefatta. È il tempo della guerra civile spagnola, quindi epoca di tumulti e assalti, ma sull’isola dei combattimenti si sente soltanto un rumore flebile in lontananza e tutto sembra cristallizzato in un tempo sospeso.
Matia, nell’apparente quiete estiva, mentre trama con il cugino Borja tra lezioni di latino, sigarette rubate e fumate di nascosto e fughe clandestine con una piccola barca nelle cale più inesplorate, osserva le contraddizioni e le brutture del mondo degli adulti, un mondo con cui, per disamore e per sfortuna, è stata costretta a confrontarsi troppo presto.
A condividere con lei il tedio e le inquietudini di quel periodo ci sono dei ragazzini dell’alta borghesia costretti come lei alla reclusione sull’isola, ma anche i giovani del posto, tra cui spicca un certo Manuel, figlio maggiore di una famiglia emarginata da tutto il paese, per il quale Matia nutre un sentimento oscuro che non riesce a comprendere nel suo intimo significato.
Il libro racconta in maniera non convenzionale la ribellione adolescenziale, il sentimento di abbandono che segue la protagonista come un’ombra che non riesce a scacciare nemmeno allungando il passo, la ricerca del senso di sé da costruire e da ricostruire, ma anche la perdita dell’innocenza infantile e la transizione a un’età più matura, vissuta come un’irreversibile iniziazione al male.
Ana Marìa Matute si contraddistingue per la sua viva ideazione immaginativa che l’ha imposta come una delle maggiori narratrici del Novecento. Ma, oltre a questo, ciò che colpisce di più del suo modo di raccontare è l’abilità di lasciarci ogni volta con un pizzico di nostalgia in più.
Ricordo di un'isola
Ana María Matute
FAZI EDITORE
VAI AL LIBRO- Genere:
- Narrativa moderna e contemporanea
- Listino:
- € 17.00
- Collana:
- Le strade
- Data Uscita:
- 08/07/2021
- Pagine:
- 150
- Lingua:
- Italiano
- EAN:
- 9788893258043