L’albero

John Fowles, conosciuto dal pubblico di tutto il mondo per il romanzo “La donna del tenente francese”, con il breve saggio narrativo “L’albero”, pubblicato da Aboca Edizioni, stupisce e incanta per l’estremo carisma nella narrazione.

L’albero è un romanzo dal sapore spirituale che rimanda alla realtà contadina dell’Italia soprattutto meridionale degli anni Cinquanta e alle parole di Tiziano Terzani: “l’unica grande maestra è la natura”.
La natura maestra, per Fowles, è il “caos verde” e indomito che impetuoso non si sottomette a nessuna legge se non a quella naturale ispirata a uguaglianza e libertà.

Fowles, sulle orme di Rosseau, individua nella natura e nella sua contemplazione artistica una possibilità di emancipazione dalle imposizioni sociali cui l’individuo inconsciamente si assoggetta perché atterrito dal rimanere in balia della forza incontrollata del selvaggio e dell’incontaminato.
L’essenza del mondo e le qualità fondamentali degli uomini, però, risiedono in ciò che non è stato annientato dalle società in cui viviamo, da cui dipende la corruzione delle anime e il loro lento declino verso ciò che si pone come negazione dell’integrità e dell’autenticità.
Fowles, ci riporta dunque alle teorie illuminate del filosofo francese, il quale, nel Discorso sull’ineguaglianza, illustrò come gli individui primordiali avessero una disposizione naturale alla compassione e alla pietà verso i simili, mentre quando l’umanità fu costretta a vivere in comunità, a causa della crescita della popolazione, subì una trasformazione psicologica che determinò conflitti e disuguaglianze.
Attraverso le parole dell’autore, percepiamo che, solo con il recupero della relazione con il mondo naturale e la contemplazione dello stesso senza interferenze, l’uomo può tornare a essere ispirato e a percepire ciò che realmente lo abita. La conoscenza del sé reale e non l’attaccamento a un sé ideale frutto dell’opera corruttiva della società che manipola e a sua volta dagli uomini è manipolata determina l’emancipazione dall’artefatto che mortifica.

Le idee di Fowles convincono non solo per la intensità con cui vengono espresse e per la capacità rivelatrice delle parole che utilizza, ma anche perché sostenute dai suoi racconti di vita che conducono il lettore in un piacevole vagabondaggio tra le campagne disabitate del Devon in cui egli si dedica alla contemplazione solitaria da cui discende la sua abilità di scrittore.
Il testo di Fowles è un successo in cui le memorie individuali si mescolano con la storia sociale e l’arte diventa un errare quasi primitivo tra i boschi.
Si tratta di pagine in cui filosofia, storia, vita personale ed estro artistico, intrecciandosi, creano una sinfonia perfetta e senza sbavature.