Chaplin

Quel che ancora rimane da dire su Charles S. Chaplin ce lo dice Peter von Bagh in Chaplin, pubblicato da La Cineteca di Bologna.

Chi è Peter von Bagh, cosa lo lega alla Cineteca di Bologna e perché il suo nome è accostato a quello di Charles Chaplin?

Peter von Bagh è stato regista, scrittore, critico cinematografico e storico direttore del Cinema Ritrovato, il festival della Cineteca di Bologna dedicato al cinema. La Bologna del cinema, e non solo, lo ha molto amato.

Egli è stato uno studioso inimitabile che per tutta una vita si è confrontato con uno dei cineasti più influenti del Novecento: Chaplin.

Da questo confronto e da una devozione che si è protratta per molti anni nasce Chaplin, opera in grado di porre sotto la giusta luce i più e meno reconditi capolavori di un’artista non sempre facile da raccontare nelle sue complessità e nelle sue antitesi che lo vedono protagonista di gag esilaranti che si alternano a momenti di profonda riflessione.

Esempio principe di questa alternanza è Tempi moderni, il primo film a portare sullo schermo, in chiave comica, le alienazioni della modernità, il conflitto uomo-macchina, la critica a quel sogno americanp tanto promettente quanto illusorio.

L’amore de La Cineteca di Bologna per Chaplin è tanto grande che, dapprima cataloga e digitalizza l’intero archivio delle sue opere e restaura la sua opera omnia: ‘La febbre dell’oro”, e adesso pubblica Chaplin di Peter von Bagh che rappresenta il naturale punto d’approdo di una cinefilia colta, libera, ironica e sempre operativa.

E a proposito de “La febbre dell’oro”, esso è stato definito da Peter von Bagh “film esilarante e di durezza inesorabile” perché mostra una natura ostile, un’umanità avida in cui il sorriso dell’amore sembra negato.

Von Bagh oltre ad aver diretto una sessantina di film, quasi esclusivamente documentari, tra i quali spiccano Pockpicket, Kreivi, Helsinki, Forever e Sodankylä, è noto anche perché è da sempre stato uno dei più grandi conoscitori di Charles Chaplin. Ciò è reso palese in Chaplin, a cui ha lavorato probabilmente per tutta la sua vita e che ha ultimato negli ultimi anni prima della sua morte, che si contraddistingue per la maestria nel restituire la grandiosità di un simbolo della storia cinematografica del Novecento con giudizi critici profondi a cui probabilmente non siamo più abituati.

Il libro, scorrevole nonostante la complessità dei temi trattati, compie una sapiente mescolanza tra sapere storico, vocazione letteraria e ricerca archivistica in grado di restituire un’immagine assolutamente realistica e commovente del colosso del cinema di tutto il mondo.