Strana vita, la mia

Romano Prodi si racconta per la prima volta in queste pagine scritte insieme al giornalista del Corriere della Sera Marco Ascione.
Un tuffo dentro i lineamenti della sua biografia, una riscoperta della sua identità con lenti nuove, le sue.
Quel che ne esce è l’immagine di un politico e accademico di spessore, ma anche di un uomo ostinato, ammirevole per la caparbietà e, allo stesso tempo, la pacatezza con cui ha sempre corso verso i suoi obiettivi. Obiettivi spesso raggiunti e altre volte solo sfiorati. D’altronde, si sa, anche i più grandi vivono intensi momenti di gloria alternati a periodi ostili, non può esistere l’uno senza l’altro.

Due volte Presidente del Consiglio, due volte a capo dell’Iri e Presidente della Commissione Europea, ha portato l’Italia nell’euro e pilotato lo storico allargamento dell’Europa. Le vigorose esperienze della sua vita l’hanno anche visto vittima di un’autentica congiura: nel 2013 ben 101 franchi tiratori del Pd hanno fermato la sua corsa al Colle.

In Strana vita, la mia, in uscita da Solferino, c’è la storia intensa di un protagonista della nostra epoca che ha sempre “interpretato a soggetto” e sempre a modo suo.
Indubbiamente un moderato che ha cercato di fondere sotto lo stesso tetto le tradizioni riformiste della Dc e del Pci, ma anche un progressista, un Don Chisciotte dei nostri tempi, interprete dei grandi entusiasmi in Piazza Santi Apostoli e di accesi duelli con Cuccia.

Un personaggio apparentemente lineare, ma come tutti con abissali complessità: si pensi all’astrusa chimica con Putin che oggi fa dire al discusso Presidente russo “ho ottimi rapporti con Berlusconi e Prodi”. Strano sentire che i due, che di sicuro non sono stati buoni amici, siano accomunati da qualcosa e soprattutto da una simpatia di questo genere.

Un libro sulla sua “fortunatissima vita”, che è forse stata tale perché, nonostante le delusioni e le sconfitte, è sempre stata combattuta con le Lezioni americane sottobraccio e Bologna nel cuore.