L’arte del manifesto giapponese. Ediz. illustrata

Fluido e minimalista: due aggettivi perfetti per riconoscere al primo sguardo il graphic design giapponese.  Semplice e lineare poiché rifiuta il consumismo di cui è vittima l’epoca moderna, si contraddistingue per il tratto grafico istintivo, pulito, ma allo stesso tempo asimmetrico e fluido.

Sicuramente e inevitabilmente riprende nello stile la cultura, la storia e l’identità di un popolo che fino all’800 è stato totalmente chiuso e isolato dall’Occidente. Però, a partire dal secondo dopoguerra, subisce fortemente l’influenza di quel mondo altro così distante. È da allora, infatti, che la celebre scuola di art e design tedesca Bauhaus e il movimento costruttivista si sono insediati nei meandri più e meno reconditi del modo di fare grafica in Giappone. Si è così data luce a una combinazione di elementi autoctoni sapientemente mescolati con quelli di una cultura lontana e anche per questo molto diversa da quella orientale.

Questo e poco altro è ciò che fin ora abbiamo potuto leggere sull’argomento. Ma fortunatamente Gian Carlo Calza in L’arte del manifesto giapponese. Ediz. Illustrata. corre ai rimedi e ci offre l’introduzione ideale a una materia così attraente per i suoi aspetti artistici e non solo, illustrandoci con la maestria che gli conosciamo la sua storia più recente. Grazie anche a 85 grafici e 756 poster mostra con parole e immagini la grandiosità e bellezza della grafica giapponese dei primi due decenni del nuovo millennio, non tralasciando di raccontare da un lato il passato, con l’opera dei grandi maestri, e dall’altro le innovazioni recenti firmate da nuovi nomi, non per questo meno autorevoli.

Le pagine di questo libro non si leggono e basta, si divorano con gli occhi. Le tecniche grafiche giapponesi, ricche di suggestioni, conducono in uno di quei viaggi che non possono non essere fatti almeno una volta nella vita.