La grandezza della poetessa Anna Achmatova si intuisce già dal nome. Il suo primo verso riuscito è stato il suo pseudonimo, definito appunto “un verso memorabile nella sua acustica inevitabilità […] le cinque A di Anna Achmatova la collocarono in testa all’alfabeto della poesia russa” (Brodskij).
Nata nel 1889, è stata per quei tempi di certo una rivoluzionaria. Tanto che quando il padre le disse di non infangare il suo nome, lei irriverente rispose “non so che farmene del tuo nome”. E scelse di firmare le sue poesie con il cognome tataro di una principessa antenata che sposò Khan Akhmat, discendente di Gengis Khan.
Imparò a leggere sui libri di Tolstoj e a undici anni scrisse la sua prima poesia. La sua vita si è intrecciata con la storia del suo Paese, anche con le tragedie di quella storia. Venne, infatti, colpita nei suoi affetti più cari: “questa donna, questa donna è sola, morto il marito, in carcere il figlio, pregate per me!”, recita. E lei stessa fu continuamente ostacolata dal regime sovietico, che accusava i suoi versi di pessimismo nevrotico e di erotismo malato. Eppure la sua poesia, tutt’altro che insana, assunse consapevolmente il compito di essere testimone assieme a un intero popolo sofferente. Questo le istituzioni dell’epoca non furono mai in grado di riconoscerglielo.
Luna allo Zenith e altre poesie, da poco in libreria per Passigli, è la più completa e organica antologia della sua opera poetica in edizione italiana. La prima edizione risale al 1962 e oggi, a distanza di cinquant’anni, viene riproposta lasciando intatto il lavoro del traduttore e curatore Bruno Carnevali.
Le poesie della Achmatova sono inconfondibili per la loro assoluta fedeltà a una concezione dell’arte poetica in cui l’abbandono è sempre compensato dall’intervento della razionalità. La sua voleva essere innanzitutto poesia della realtà e, scrive Carnevali nella prefazione, «la stessa misura del suo tono lirico, la precisione del dettaglio, la sobrietà insomma del linguaggio conferiscono tanta più intensità e intima tensione drammatica ai suoi versi».
Tra i più belli, vogliamo ricordare questi:
E la parola di pietra è caduta
Sul mio petto ancor vivo.
Non è nulla, vi ero preparata,
In qualche modo farò.
Oggi son molto occupata:
Bisogna uccidere il ricordo fino in fondo,
Bisogna che l’anima diventi di pietra,
Bisogna di nuovo imparare a vivere.
Ma non è questo… Il sussurro ardente dell’estate.
Pare una festa dietro la finestra.
Da lungo tempo presentivo questo giorno
Chiaro e la casa vuota
1934
Leggere i versi della Achmatova è un’esperienza di abissali scoperte, penetranti verità, palpabili turbamenti.
Luna allo zenith
Anna Achmatova
PASSIGLI
VAI AL LIBRO- Genere:
- Poesia
- Listino:
- € 28.00
- Collana:
- Passigli poesia
- Data Uscita:
- 28/10/2021
- Pagine:
- 416
- Lingua:
- Italiano
- EAN:
- 9788836818570