Sulla riva del mare

Premio Nobel per la Letteratura 2021, Abdulrazak Gurnah torna in libreria con Sulla riva del mare, questa volta edito da La Nave di Teseo.

Saleh Omar è un mercante di mobili di Zanzibar che lascia la sua terra per sfuggire a governanti ladri che perpetrano ogni forma di violenza politica, utilizzando come metodi di punizione campi di concentramento e armi. Giunto a Londra, Omar mostra un visto non valido, rilasciato da un suo parente e acerrimo nemico, Rajab Shaaban Mahmud. Per salvarsi la pelle, finge di non capire l’inglese, per cui l’assistente sociale chiede la consulenza di un esperto di kiswahili, uno dei dialetti dell’Africa orientale: ironia della sorte, l’interprete è Latif Mahmud, figlio di Rajab, anche lui emigrato. L’uomo ha tagliato ogni ponte con la sua famiglia di origine dagli anni ’60, quando ha chiesto asilo come rifugiato in Inghilterra.

In questo incontro si sviluppano e si intrecciano due destini all’apparenza molto distanti, ma accomunati dal dolore della stessa perdita. Entrambi si trovano e si sono trovati a dover affrontare le inevitabili paure degli esuli fuggiti altrove alla ricerca di una nuova vita.

Sulla riva del mare è, in parte, autobiografico. A diciotto anni, infatti, anche Gurnah, come il protagonista del romanzo, fu costretto a lasciare il paese e a chiedere asilo in Gran Bretagna, per sottrarsi all’oppressione del regime del presidente Adeid Karume. E, del resto, che sia racconto di vita vissuta si percepisce dall’intensità delle parole, dal trasporto dell’autore palpabile tra le righe.

Ma questa è anche un’opera che va oltre la condizione del singolo, per rivolgersi ai tantissimi emigrati che cercano la pace altrove e che, allo stesso tempo, provano a sentirsi parte di un Paese non loro.

Siamo di fronte a un elogio del diverso e delle infinite possibilità che si aprono davanti a noi quando si ha il coraggio di andare ad abbracciare una vita migliore.