Finita la fase di start up, Solferino e Cairo si volgono a nuovi traguardi. Intervista al direttore editoriale Luisa Sacchi
L’ultimo dei rari “big bang” che hanno sconvolto il mondo dell’editoria risale al 2016, quando il gruppo Mondadori ha acquisito la divisione libri di Rizzoli, liberando quote di mercato ed energie fino ad allora sopite. Sono nate nuove sigle, alcuni marchi sono migrati da un gruppo editoriale all’altro, qualche gigante straniero si è presentato sui banchi e nelle vetrine delle nostre librerie.
Uno dei frammenti di gran lunga più ragguardevoli di quel “big bang” è sicuramente la casa editrice Solferino, nata due anni dopo, nell’aprile del 2018, per volontà di Urbano Cairo, il nuovo proprietario del gruppo RCS – Corriere della Sera. Sono passati quattro anni da allora, la fase di start up può dirsi conclusa e possiamo quindi iniziare a tirare le somme e guardare verso i prossimi sviluppi della sigla milanese.
Ne abbiamo parlato con Luisa Sacchi, direttore editoriale di Solferino e Cairo.
Cosa significa avviare una realtà che nasce da subito con ambizioni, stile e obiettivi da grande casa editrice generalista?
Sicuramente è una sfida difficile e impegnativa. Il nostro mercato editoriale sta andando bene, però non dobbiamo mai dimenticare che non è facile entrarci come nuovi editori. Sicuramente noi siamo stati favoriti dall’appartenenza a un grande gruppo. Inoltre, non va sottovalutata la dimensione organizzativa: il fatto che avessimo ceduto il ramo d’azienda della RCS Libri ha significato la cessione di tutto l’impianto organizzativo. Abbiamo dovuto rifondare non soltanto un marchio, un gruppo di autori o una lista di titoli, ma tutta una serie di processi che stanno dietro alla filiera di produzione e distribuzione dei libri.
Certo, abbiamo fatto da subito la scelta impegnativa di definirci una casa editrice generalista e credo che questo abbia un po’ a che fare con la storia della RCS, un po’ con il marchio che noi abbiamo ceduto, cioè Rizzoli. Tuttavia, credo c’entri anche con la nostra vicinanza con il Corriere della Sera. Per definizione, un quotidiano tratta tanti argomenti, accoglie saggisti e narratori, si occupa di campi differenti come scienza, economia, letteratura, filosofia. Se si considera l’ampiezza dei contenuti che si possono ritrovare nel Corriere della Sera, è comprensibile come una casa editrice collegata a questa realtà non possa che avere un intento generalista, di cui noi siamo molto orgogliosi. Quindi, narrativa e saggistica, italiana e straniera: Solferino è una casa editrice che nasce aperta a tutte queste esperienze.
Oggi, dopo quasi quattro anni dall’avvio, che cos’è e che cosa rappresenta il marchio Solferino?
Facendo un bilancio onesto, penso si possa dire che ci siamo affermati abbastanza rapidamente nell’area della non fiction. Sicuramente abbiamo avuto tanti titoli che hanno scalato le classifiche nella saggistica. Ci siamo distinti per un’attenzione particolare alla scrittura di tipo giornalistico accogliendo titoli di grandi giornalisti del Corriere, ma anche di molti totalmente esterni al gruppo. Devo dire che questa propensione è stata notata e apprezzata dalle case editrici straniere con cui siamo in contatto. In questi anni, abbiamo orgogliosamente pubblicato anche tanti saggi di giornalisti di grandi testate straniere: penso a Bob Woodward, Michiko Kakutani, John Leland e Ahmet Altan, il cui libro Non rivedrò più il mondo rappresenta per noi una bandiera, con la sua importante storia di libertà di stampa negata. Dal punto di vista della narrativa, invece, abbiamo mosso i primi passi interessanti e sicuramente è una strada un po’ più lunga ma che intendiamo percorrere con tutta la determinazione necessaria.
Prima di Solferino esisteva già un’altra sigla, Cairo, che non solo ha continuato a pubblicare ma nell’ultimo anno ha conosciuto un importante rilancio. Come avete armonizzato i due marchi?
Intanto c’è stato un grande cambiamento organizzativo. RCS e Cairo sono due gruppi che hanno il medesimo editore, ma sono distinti dal punto di vista societario. Quindi Urbano Cairo, soddisfatto degli esiti raggiunti dopo la nascita di Solferino, ha deciso di staccare la casa editrice Cairo dal gruppo omonimo e inserirla in RCS. L’accoglienza del catalogo della Cairo e delle persone che in essa lavorano è stata affidata alla mia responsabilità e a quelle della mia squadra di lavoro. È iniziata così un’operazione di rilancio e ridefinizione del marchio, che ci vede impegnati con molta soddisfazione in un lavoro di specializzazione di Cairo come casa editrice di varia, indirizzata verso i personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della cucina, le nuove voci che provengono dal web, la manualistica di nuova generazione.
A questo punto però guardiamo al futuro. Visto che la fase di lancio si può considerare conclusa, quali sono gli obiettivi che vi ponete per i prossimi anni?
Direi la crescita delle due case editrici. Il fatto di disporre di due marchi permette sicuramente la loro migliore identificazione. E non è detto che in futuro non ci occuperemo di altre sigle, perché pensiamo che sia importante differenziarsi per definire al meglio le diverse identità i. Solferino crescerà e si svilupperà come casa editrice aperta, libera e curiosa,decisa a proseguire forte e sicura sulla saggistica, a rinnovare l’impegno sul fronte della narrativa e ad aprirsi sempre più al mondo dei ragazzi, che considero un mercato interessantissimo.
Per quanto riguarda Cairo, puntiamo ad approfondire questo nostro progetto di varia, spaziando attraverso tematiche che abbiano a che fare con l’intrattenimento, con la cura di sé, con migliori approcci alla vita e con la testimonianza di personaggi provenienti da mondi diversi.
Non possiamo chiudere senza parlare del vostro clamoroso bestseller di fine anno: le memorie di Zlatan Ibrahimović, Adrenalina. My untold stories, pubblicato da Cairo. Come si lavora con un personaggio così felicemente “ingombrante”?
È un ottimo esempio per dimostrare cosa significa disporre di due marchi, perché lavorare con la casa editrice che porta il nome del nostro presidente ci può veramente aiutare in alcuni contesti, come quello dello sport, in particolare del calcio. Grazie a questo, abbiamo avuto la possibilità di fare questa proposta a Ibrahimović e di vincere una sorta di asta a un tavolo di trattative molto complicato, che comprendeva anche numerosi editori stranieri. All’inizio ero un po’ preoccupata, perché non era certo la prima esperienza della casa editrice legata al mondo del calcio, ma era la prima di questa portata. Devo ammettere che per me è stata una straordinaria sorpresa..
Zlatan è del tutto diverso da come viene percepito, da come lui stesso ama raccontarsi in alcuni contesti. È una persona seria, impegnata, desiderosa di mantenere le promesse e soprattutto molto rispettosa del lavoro altrui. È un ottimo esempio di autore con cui è piacevole lavorare ed è stata un’esperienza positiva e costruttiva. Questo progetto è stato un momento di straordinaria affermazione per Cairo, ma anche una dichiarazione al mercato degli autori e degli agenti oltre a rappresentare un’esperienza di dimensione internazionale molto importante. Ho la fortuna di avere nella mia squadra Giovanna Canton, che oltre a occuparsi delle acquisizioni sul mercato internazionale, si occupa anche delle vendite dei nostri diritti: abbiamo già venduto il libro di Ibrahimović in ventitré lingue, mentre altri contratti sono in fase di negoziazione.
Potete ascoltare una versione audio della nostra intervista nel quarto episodio del nostro podcast magazine Indie – Libri per lettori indipendenti.