Eleuthera pubblica il Viaggio in Italia di Michail Bakunin e noi lo presentiamo a #PDESocialClub.
Il prossimo ospite di #PDESocialClub, giovedì 9 marzo alle ore 18.00, è davvero un ospite di peso. Per stazza intellettuale e possanza fisica. Parliamo infatti del monumentale padre dell’anarchismo, del teorico di Stato e anarchia e di La libertà degli uguali, parliamo di Michail Bakunin, che presenterà il suo recente Viaggio in Italia (elèuthera) ai nostri microfoni per il tramite del suo curatore italiano Lorenzo Pezzica, archivista e storico, docente di Memoria e archivi digitali all’Università di Modena e Reggio Emilia.
Grande studioso della storia e del pensiero anarchico, Pezzica, è autore di numerosi libri, il più recente dei quali, sempre per elèuthera, è La rivoluzione comincia ora, biografia di Pio Turroni, amico di Nestor Machno e Camillo Berneri, fondatore di giornali e case editrici, nemico di franchisti, fascisti e stalinisti, che per ben tre volte cercò di far fuori Mussolini. La conversazione con Lorenzo Pezzica sarà come sempre raggiungibile sulle pagine Facebook, Instagram, Linkedin e YouTube di PDE e di elèuthera e sui profili Facebook delle librerie che decideranno di condividere la presentazione.
Lo studioso ha riunito nell’agile volume che presentiamo una parte significativa degli scritti che Bakunin dedicò alla situazione politica e sociale italiana nei due anni per lui risolutivi che vanno dal 1866 al 1873. Fuggito dal confino siberiano, Bakunin ha vissuto esule tra Londra e Stoccolma, ma già nel 1862 comunica all’amico Aurelio Saffi l’intenzione di trasferirsi in Italia. Riuscirà nel suo intento solo nel gennaio del 1864, quando, traversato il Moncenisio arriverà a Torino assieme alla giovane moglie Antonia. Da Torino andrà a Genova, per poi stabilirsi prima a Firenze e poi a Napoli, muovendosi spesso verso altre città, andando a trovare Giuseppe Garibaldi a Caprera, intessendo relazioni e collaborazioni, e polemizzando quando necessario, con numerosi esponenti del movimento democratico, socialista e poi anarchico della penisola.
Instancabile e curioso, acuto osservatore e polemista generoso, in questi scritti invero sorprendenti, Bakunin ritrae un’Italia che conosciamo bene, già incistata nei suoi difetti eterni, dal paralizzante cinismo alla corruzione dilagante, dall’incapacità a dar compiutezza a qualsiasi azione di governo allo sperpero di risorse cui si accompagna una tassazione tanto vessatoria quanto vana. Difetti “governativi” cui si accompagnano speculari difetti da parte delle opposizioni, incapaci di azioni davvero incisive, laddove alla retorica delle enunciazioni corrisponde il più delle volte una quotidiana resa a compromessi e rassegnazione.
Acute, acutissime, le pagine dedicate ai nostri bronzei eroi risorgimentali, da Mazzini a Garibaldi, per lui compagni e interlocutori vivi e concreti, per i quali manifesta grande affetto, ammirazione e riconoscenza, ma ai quali davvero non le manda a dire nel momento in cui c’è da decidere se restare aggrappati alla “questione nazionale”, regalata peraltro ai Savoia, o passare conseguentemente alla “questione sociale”.
Bakunin è un militante e un teorico, le due cose sono, e basta leggere queste pagine, del tutto inscindibili. Ma è anche il portatore di una umana simpatia e di una vocazione sociologica che gli fa vedere le cose nella loro diretta concretezza. Come accade nelle pagine che dedica al clero basso delle campagne italiane, alla sua organica appartenenza alle classi subalterne dalle quali oggettivamente proviene, e alla funzione certo consolatoria, ma proprio per questo sentitissima, della religione nella vita del proletariato agricolo.
Gli scritti italiani sono completati da un’appendice epistolare che raccoglie una manciata di lettere dell’anarchico russo a diversi corrispondenti italiani, nomi che ricordiamo solo per via di tanta toponomastica cittadina, da Agostino Bertani a Giuseppe Dolfi e Giorgio Asproni e che qui rivivono come amici, come compagni, come sodali. Vi si accompagnano una toccante missiva all’amico e maestro Aleksandr Herzen e una sorprendente lettera da Firenze (“via dei Pucci, secondo piano”!) a Karl Marx, piena di allegre affettuosità, e sappiamo quanto duri fossero i rapporti tra i due, e conclusa da cari saluti alla santissima famiglia. Proprio così, in italiano nel testo.
Ma parleremo di tutto questo con Lorenzo Pezzica giovedì 9 marzo, su tutti gli schermo di #PDESocialClub.