Un nome che profuma già di mistero per una collana. Abbiamo chiesto al suo direttore, Antonio Prete, e all’editore Agnese Manni di svelarci la sua origine.
[…] “Di qui voi, voi che siete amanti
del Loto profumato, qui si può vendemmiare
il frutto misterioso che il desiderio affina.
Venite e la dolcezza gustate singolare
di questo pomeriggio che mai non declina”.
(Charles Baudelaire, “Il viaggio”, I fiori del male)
Il profumo di questo frutto misterioso è quello di un fiore del male. La poesia è di Charles Baudelaire, ma la traduzione è di Antonio Prete: professore di letterature comparate, critico letterario, traduttore, francesista di spicco, poeta. Alla poesia e al fare poesia Antonio Prete ha dedicato vita e pensiero, un “pensiero poetante” diremmo con le sue parole. Allora è proprio dalla poesia e dal suo profumo che incomincia un nuovo viaggio per Antonio Prete: una nuova collana di poetica e poesia italiana dal nome “La pantera profumata”, da lui diretta per la casa editrice Manni.
Antonio Prete, come e da dove nasce questa collana?
La collana nasce dall’idea di tenere insieme due momenti consueti nel lavoro, nella ricerca, nella scrittura poetica per ciascun poeta: un momento riflessivo, di considerazione attorno al proprio lavoro di ricerca, e uno invece più propriamente creativo. La poesia, come diceva Paul Valéry, ha un primo verso che è un “dono”, e poi gli altri versi che sono “lavoro”. Qui si tratta di mettere insieme questi due aspetti, di far vedere come un poeta arriva alla sua scrittura poetica, ma allo stesso tempo di mostrare l’effetto, il risultato, l’insieme di versi – versi inediti –, accompagnati anche da una piccola autoantologia. L’idea è di mostrare al tempo stesso il cammino verso questa poesia: un cammino che può essere un frattempo, un intermezzo, ma anche un’interrogazione su che cos’è la poesia e il suo linguaggio.
Il titolo della collana, “La pantera profumata”, ha evidentemente un riferimento dantesco. È un’immagine che simboleggia la lingua italiana, la lingua che, come la pantera nella tradizione dei bestiari medievali, sta in ogni luogo, ma che in nessun luogo viene percepita. Il suo profumo lo si sente dappertutto, ma non si sa esattamente dove stia. Allora il poeta diventa colui che cerca e insegue questo profumo, colui che cerca di catturarlo e di portarlo nella parola: perché la poesia è il profumo della lingua. Si tratta appunto di stabilire un dialogo fra la poetica, cioè la riflessione sulla poesia, e la poesia in atto. Si tratta di fare in qualche maniera due fogli della stessa pagina. A me, ad Agnese Manni e ad Anna Grazia D’Oria della casa editrice Manni, ci è sembrato anche un terreno poco frequentato dalla cultura italiana.
Sin dalla prima pubblicazione nel 1985 con Segni di poesia/lingua di pace, Manni Editori ha rappresentato una casa editrice di riferimento per la poesia, la letteratura, la saggistica. Oggi accanto alla letteratura si occupa di sociologia, filosofia, antropologia, teatro e cinema. Agnese Manni, da dove nasce quindi l’esigenza di questa nuova collana per la casa editrice?
La casa editrice è partita con la poesia, con un libro di poesia che aveva un’identità anche molto politica, militante. Queste sono due caratteristiche che continuano a essere costitutive del nostro catalogo, e quindi della nuova collana. “La pantera profumata” traduce l’idea di voler continuare a fare poesia, a esplorare dei mondi anche nuovi della poesia, ed è quello che già sta succedendo con i primissimi titoli della collana. A me stanno sorprendendo molto i titoli che arrivano, mi sorprende la diversità nei modi che ogni autore ha di approcciare questa visione inedita e anche poco frequentata nell’editoria italiana, ovvero di accostare poetica e poesia.
Il primo titolo, che è già in libreria, è quello di Eugenio De Signoribus: Nel villaggio oscuro. Il secondo a cui stiamo lavorando uscirà in autunno, ed è un libro di Umberto Fiori che si chiama Le case vogliono dire. Sono due testi completamente diversi fra di loro, perché i due poeti hanno letto in maniera diversa il mandato della collana. Eppure sono entrambi pienamente inseriti in questo progetto.
“La pantera profumata” nasce poi dalla volontà di fare un altro progetto con Antonio Prete, una persona con cui lavoriamo da sempre e a cui ci lega un rapporto di amicizia. Antonio Prete per noi ha diretto la collana “I quaderni del gallo silvestre”, oltre ad aver scritto svariati libri. A questo proposito mi piace ricordare Torre saracena, un viaggio sentimentale nel Salento, la sua terra d’origine, nonché la sede della nostra casa editrice.
Purtroppo la poesia è diventata sempre più un settore di nicchia nell’editoria italiana. Ma, Antonio Prete, in questo mondo sovraffollato di immagini e del loro consumo immediato, cosa può dare un linguaggio poetico al giorno d’oggi e come intende darlo questa collana?
Nel linguaggio della comunicazione la poesia appare come un’isola, perché non è consumabile. Nel senso che sfugge al consumo perché non è declinabile in chiave di utilità. Non c’è l’utilità e nemmeno la possibilità di relazione fra il linguaggio poetico e quello della comunicazione. Il linguaggio poetico è un linguaggio che spesso, per via della ricerca linguistica, si pone come prezioso, come difficile alle volte per la consuetudine comune e diffusa. La poesia si presenta allora come qualcosa di singolare, ed è qui che sta la sua forza: proprio perché è un linguaggio non logoro, un linguaggio che ha bisogno di invenzione, di immaginazione. Chi si accosta alla poesia tiene quindi viva l’immaginazione, tiene viva una risorsa fondamentale per l’esistenza individuale e collettiva. È una risorsa che permette punti di vista altri, il senso dell’alterità, dello spostarsi con lo sguardo in lontananza per osservare questo mondo, questa vita, questa quotidianità, da altri punti di vista.
La poesia è un linguaggio di frattura, per questo è poco frequentata dai lettori, anche se è molto frequentata dagli scrittori. Oggi si scrive molta poesia di vario livello e tipo, ci sono in Italia poeti di grande rilievo, che hanno un senso della ricerca poetica molto forte, così come in Europa e nel mondo la ricerca poetica è sempre molto intensa ed è una lingua che si alimenta continuamente. Infatti la poesia è anche un linguaggio di provocazione che va tenuto vivo e alimentato. La collana ha quindi questo obiettivo: tenere viva la poesia, ma proponendo poeti significativi, con un percorso importante, con un’identità già acquisita, con un itinerario di ricerca alle spalle. La nostra idea è di tenere viva l’attenzione alla poesia e ai poeti con un certo ritmo, cioè di due libri all’anno. Questo è il progetto de “La pantera profumata”.
Trovate il podcast della nostra intervista nel sedicesimo episodio di INDIE – Libri per lettori indipendenti.