di Luca Bonifacio
“In alcuni paesi il calcio è prosa, in altri è poesia”. A dirlo fu nientemeno che il poeta e artista Pier Paolo Pasolini. Uno che invece fu un po’ più prosaico di lui nella vita – ma artista in panchina – coniò con fare sornione e aforistico il famoso motto “Nel calcio, come nella vita’’: si trattava di Nereo Rocco, alias “el paron”.
Quella storia poetica in forma di prosa, dove il calcio si intreccia con la vita, la bellezza con lo sport, la scrittura con il tempo di gioco, è proprio la questione che sta al centro di Fubbàll di Remo Rapino, edito da minimum fax.
Il vincitore del Premio Campiello 2020 con Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio torna a spiazzarci con il suo funambolismo, raccontando il calcio attraverso una raccolta di dodici storie. Undici proprio come i componenti di una squadra, più uno che non può che essere il mister.
Rapino ci spiazza perché leggere Fubbàll significa collezionare rare figurine di un album Panini, senza però dover insultare la sorte per aver trovato dei doppioni. Fubbàll mette infatti in campo i suoi giocatori in una partita vera e propria che si chiama vita, con tanto di calcio d’inizio fischiato dal delizioso quadro del “doganiere” Henri Rousseau (“Les joueurs de football”), che ci apre le porte a un giuoco fatto di garra e di cazzimma, di gol all’ultimo minuto e di sogni infranti, di vittorie nelle sconfitte, di bestemmie e di «boati di speranza per i poveri cristi».
Il calcio descritto da Rapino diventa molto «più di una questione di vita o di morte», diventa ben presto una poetica dei ruoli in campo, come nel caso di Milo, che decide di giocare solo per le squadre che vestono in rosso e nero – i colori anarchici per eccellenza –, in una storia dove fare il portiere significa arrendersi per ultimo come ‘’lo straniero’’ di Albert Camus.
Fubbàll è anche la storia di quel difensore rosicacatene che porta il nome di Glauco, soprannominato ‘’il bagnino’’ per il modo in cui marca alle caviglie i suoi avversari, giocatore fondamentale ma sempre all’ombra degli altri. O di “Treccani”, che per adempiere al ruolo di ‘’libero’’ deve prevedere situazioni, interpretare segni di cielo e di terra, essere in poche parole un “devoto di Tiresia”.
Fra le nuvole delle MS di paterni e burberi allenatori, Rapino ci restituisce il calcio come la storia popolare – e quindi culturale – del nostro paese, una storia in cui il racconto nei bar diventa finzione pura e autentica, in pratica il romanzo di tutti. Ce lo ricorda con una narrazione veloce come una sciabolata in mezzo all’area, con uno storytelling descrittivo come in un’analisi di post-partita, con un tempo del racconto che sembra la radiocronaca entusiasta e frenetica di Francesco Repice, ma con il beneficio di dire quello che gli pare.
A seconda dei ruoli da interpretare, Rapino cambia quindi il passo stilistico con l’estro di un numero 10, raccontando il calcio così com’è, dai fangosi campi di provincia delle più basse categorie alle leghe maggiori, popolate da losche figure del calcioscommesse con la brillantina in testa: un mondo da cui sarebbe meglio stare alla larga, se non fosse che uscire dal campo «sarebbe come uscire dalla vita».
I numeri dei capitoli, oltre che numeri delle casacche, diventano allora dei simboli, assumono il significato di vite e di morti votate a un gioco che, come si suol dire, è fatto da ventidue scemi che corrono dietro a una palla. Sono storie di personaggi in cui può riconoscersi chiunque abbia interpretato un ruolo in campo o nella vita, storie dove si ritrova tutta la vita del mondo, tutto il calcio – quello vero – minuto per minuto.
Quella di Rapino è insomma la poetica di uno sport che «rinasce ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada»: un’arte di vivere – e di scrivere – il calcio che prende il nome di Fubbàll.
Fubbàll
Remo Rapino
MINIMUM FAX
VAI AL LIBRO- Genere:
- Listino:
- € 16.00
- Collana:
- Data Uscita:
- 04/07/2023
- Pagine:
- 0
- Lingua:
- EAN:
- 9788833894782