La palude delle streghe

1570. Amburgo. La terra lambita dal fiume Elba è una palude che solo il costante intervento dell’uomo riesce a contenere. Queste sono le terre abitate da Abelke Bleken, unica figlia di un ricco fattore che gestisce i suoi possedimenti con saggezza. Da queste stesse terre prende avvio La palude delle streghe, romanzo di Jarka Kubsova, appena uscito da Neri Pozza.
Alcuni la descrivono come una bellezza senza eguali, altri ritengono sia un’insostenibile arrogante. Le voci su di lei sono variegate, almeno fino al giorno in cui Abelke riesce a prevedere l’arrivo di una tremenda inondazione che causerà danni incommensurabili. La sua straordinaria capacità di ascolto e comprensione della natura la portano a essere additata in un solo e unico modo: strega.
Basta poco, una diceria di troppo, perché le accuse diventino concrete, condannando Abelke al processo per stregoneria, alla tortura e infine al rogo.
Oggi. Amburgo, Ochsenwerder. Quartiere periferico a sud della città. Un piccolo angolo di paradiso agli occhi di Britta Stoever durante la sua prima visita al rione: le erbe aromatiche spandono i loro profumi e i fiori occhieggiano dalle serre.
Ma quando si trasferisce con la famiglia in quei luoghi apparentemente idilliaci, il paradiso sembra aver perso tutto il suo fascino: i campi vuoti e bui, le canne del fiume rinsecchite, la solitudine dilagante che fa eco a quella che sente nascere dentro di sé. Eppure, da ex geografa, Britta è abituata al silenzio del paesaggio e sa apprezzarlo: in fondo, è proprio dietro a quello strato superficiale di silenzio che si nascondono le storie più profonde. Ed è proprio durante una delle sue camminate che riesce a infrangere questa barriera di quiete; un cartello colpisce la sua attenzione: su di esso è scolpito il nome di una donna, Abelke Bleken.
La sua curiosità la porta a voler scoprire di più, fino a raggiungere i meandri più oscuri di una storia fatta di invidie, di pregiudizi, di persecuzione e di fuoco.