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Ritrovare capolavori, rileggere la letteratura con Capricorno

2 luglio 2024 | feltrinelli
Ritrovare capolavori, rileggere la letteratura con Capricorno

Capolavori Ritrovati è il nuovo progetto editoriale di Capricorno, che riporta alla luce e rilegge piccole perle della letteratura italiana. Ne abbiamo parlato con il curatore, Roberto Marro.

di Luca Bonifacio

Edizioni del Capricorno è una casa editrice indipendente di Torino, un marchio di Capricorno Espress Edizioni che da anni racconta la bellezza e la complessità di luoghi ricchi di arte, storia e natura che l’Italia custodisce. Dalle collane di itinerari escursionistici a quelle dedicate ai borghi, dai saggi ai racconti noir, Edizioni del Capricorno valorizza il Belpaese in tutte le sue forme da più di venticinque anni, andando alla ricerca degli aspetti meno conosciuti del suo patrimonio, che si tratti di vini, cucina, borghi, piatti, luoghi, ma anche di personaggi e di storie. Ma a questo progetto di forte carattere divulgativo, che ha da poco rinnovato il suo brand sotto il nome di “Capricorno”, si è aggiunta anche “Capolavori Ritrovati”: una nuova collana di narrativa dedicata ai capolavori dimenticati della letteratura piemontese e italiana.  

Ne abbiamo parlato con Roberto Marro, ex coordinatore e docente del master in Progettazione editoriale presso lo IED di Torino, noto sommelier, redattore della guida Duemilavini, caporedattore di Capricorno, nonché curatore della collana Capolavori Ritrovati. 

Roberto, da dove viene e come nasce questo nuovo progetto? 

Capolavori Ritrovati ha preso forma editoriale più di un anno fa, anche se ha radici ben precedenti. È nato dal fatto che per ragioni di lavoro, ma anche di interesse personale, mi sono imbattuto con una certa frequenza in una serie di titoli letterari italiani di grandissimo valore, ma non più reperibili sul mercato editoriale. Quasi tutti questi libri infatti, per lo meno quelli che abbiamo portato in libreria finora, sono stati pubblicati tra fine Ottocento e gli anni trenta del Novecento, per poi essere ingiustamente dimenticati dagli editori nel corso dei decenni successivi. Parliamo di titoli di straordinario successo, come il romanzo – quasi – inedito di Cesare Pavese, Ciau Masino, la raccolta di racconti firmata da Guido Gozzano, L’altare del passato, ma anche Amore e ginnastica di Edmondo De Amicis, forse il più frequentato dall’editoria italiana, essendo anche stato adattato sul grande schermo negli anni Settanta. 

I primi due titoli, per esempio, rappresentano a pieno titolo la nascita di questa collana. Io ho letto Ciau Masino quindici anni fa, rimanendo stupito dal fatto che questo libro non esistesse più. Infatti è stato pubblicato come titolo a sé una volta sola nel 1968 da Einaudi, venendo poi frammentato in alcune raccolte di racconti di Pavese, oppure nell’opera omnia, perdendo però completamente la sua singolarità. Eppure è un romanzo in cui un Pavese molto giovane, appena ventiquattrenne, guarda anche nella forma, oltre che ai contenuti, alle avanguardie della prima parte del Novecento, per poi intraprendere tutt’altra strada. Ed è proprio questo fattore che lo rende un libro interessante, per molti versi spiazzante.

Roberto Marro
Roberto Marro

Lo stesso principio vale per L’altare del passato di Gozzano, una raccolta di racconti pubblicati per la prima volta nel 1918, ovvero due anni dopo la morte dell’autore. La cosa interessante è che è stata pubblicata da Fratelli Treves, celebre editore milanese di inizio Novecento, entrando da subito in ristampa dopo che era andata completamente esaurita nel giro di pochissimo tempo. Venne ristampata tre volte nel corso del tempo, fino al 1938, quando Fratelli Treves, di proprietà ebraica, dovette chiudere a seguito dell’emanazione delle leggi razziali, che impedivano l’esercizio dell’attività economica. Come ben sappiamo, i proprietari furono costretti a vendere la casa editrice, ed è a partire da quel momento che nacque l’impero editoriale di Aldo Garzanti, con il rilevamento del catalogo di Fratelli Treves. Infatti una delle sue prime attività editoriali consistette proprio in una prima ripubblicazione di questa raccolta di racconti di Gozzano, che vedrà una seconda addirittura fra il 1944 e il 1945, in piena occupazione tedesca, per poi sparire nell’oblio del mare editoriale italiano. 

Alcuni racconti sono poi stati ripubblicati a macchie sparse, ma anche in questo caso si è persa la singolarità dell’opera. Eppure è un libro interessante, soprattutto perché la maggior parte di noi ha avuto una formazione molto “partigiana” su Gozzano, percepito prima di tutto come poeta – magari delle “piccole cose di pessimo gusto” – o come decadente che si affaccia nella stagione crepuscolare. Una percezione che venne smentita già negli anni Cinquanta da Edoardo Sanguineti, il quale diede una lettura di Gozzano molto diversa, vedendolo come uno scrittore “corrosivo”, che abbassa i toni in piena epoca di dannunzianesimo roboante. E malgrado questa interpretazione, di Gozzano si continueranno a leggere le poesie, non i racconti. Eppure da questa raccolta di racconti affiora uno scrittore straordinario – che tratteggia quasi un Anton Cêchov italiano della Belle époque – in cui non troviamo una parola fuori posto: perché si tratta dei testi, poi spariti, di un narratore che ha un enorme senso del racconto.

Questi due libri sono infatti l’emblema della collana, nata con l’idea di creare un contenitore in cui mettere una serie di testi di questo genere, ovvero titoli che si sono perduti nel tempo, ma che sono piccoli, talvolta grandi, capolavori. Del resto, la letteratura italiana è piena di gemme dimenticate di questo tipo, e la nostra idea è di tirarle fuori, di farle rileggere.

A proposito di rilettura, i libri sono accompagnati da voci care alla casa editrice, come Massimo Tallone per Pavese, Giorgio Ballario per Gozzano, e Pier Luigi Bassignana per De Amicis. Perché la scelta di questi autori e dei loro “lettori”? 

Anche se a molti potrà sembrare una mera operazione di riscoperta, non volevamo fare un’operazione di recupero in senso stretto, perché molti di questi libri non sono mai stati letti. Infatti l’idea era di portarli all’attenzione dei lettori di oggi, attraverso la voce di alcuni nostri scrittori, o meglio grazie al modo in cui sono capaci di leggere questi libri. Massimo Tallone, ad esempio, parla di Ciau Masino come di un libro un po’ “sorgivo” di tutta la poetica pavesiana, anche da un punto di vista strettamente tecnico: cosa che ritroviamo anche nella lettura di Giorgio Ballario per Gozzano. Per quanto riguarda Pier Luigi Bassignana, invece, la scelta di affidargli la lettura di De Amicis è stata particolarmente congeniale, perché il periodo che va dall’unità d’Italia alla belle époque, Bassignana l’ha frequentato molto, come storico, nei nostri libri e non solo. Quindi abbiamo deciso di chiedere ai nostri autori di riattualizzare e di rileggere questi testi con l’occhio dell’oggi, o meglio con l’occhio dello scrittore dell’oggi. Parliamo inoltre di scrittori molto consapevoli di che cosa significhi scrivere in senso lato e scrivere in senso editoriale, perché la nostra idea era proprio di unire questi due aspetti per rendere i libri anche più interessanti, più intriganti per il nostro lettore. 

Quali titoli ci dobbiamo aspettare in futuro? 

Ovviamente non posso svelare tutto, ma posso già dirvi quale sarà il quarto titolo della collana, che uscirà di qui a poco. Si tratta di Nina, la poliziotta dilettante di Carolina Invernizio, un’autrice che sconta naturalmente tutte le critiche negative e i giudizi delle varie epoche, legati soprattutto alla produzione dei suoi famosi feuilletons. La leggenda racconta che scrivesse quattro libri per volta, due al mattino e due la sera – una pratica che la porterà a pubblicare centotrenta romanzi nel corso della sua carriera –, e che la sorella le tenesse il conto dei personaggi e dei loro destini per non fare confusione. Perché però ripubblichiamo questo libro? Perché rappresenta il primo noir della storia della letteratura italiana con un’investigatrice di sesso femminile. Si tratta di un aspetto estremamente curioso, soprattutto perché siamo nel 1909, ovvero negli anni in cui stava nascendo il noir italiano e veniva tradotto per la prima volta Arthur Conan Doyle, quindi gli anni in cui i lettori italiani stavano incominciando a conoscere Sherlock Holmes. Ed è proprio in questo periodo che Carolina Invernizio innesta la tecnica del noir sul corpaccione del feuilleton, inserendovi quindi i toni della detection, della suspense e di tutto ciò caratterizza il noir all’inizio della sua vita. Lei lo attualizza perfettamente nell’Italia di quegli anni, producendo il primo grande romanzo noir della letteratura – in questo caso della letteratura torinese – e anticipando a tutti gli effetti quella che sarà la grande produzione di Fruttero & Lucentini. 

Gli altri titoli che pubblicheremo rispondono esattamente a questo tipo di interesse. Perché chi sa, ad esempio, che il futurista Luigi Colombo, in arte Fillia, è stato un romanziere dai toni molto divertenti? 

Capricorno ha sempre valorizzato gli aspetti più nascosti e inusuali del patrimonio naturale, culturale, artistico del territorio piemontese e non solo. Come si colloca quindi la collana nel catalogo e nei progetti della casa editrice, anche in relazione al recente restyling del brand e agli altri marchi editoriali raccolti in Capricorno Espress Edizioni? 

In questi ultimi anni abbiamo avuto una presenza sempre più crescente nel settore della narrativa italiana, non solo a livello locale. La collana non rappresenta infatti un unicum, un qualcosa di strano nel tessuto della produzione editoriale di Capricorno: casa editrice che tutti hanno conosciuto fino a poco fa sotto il nome di Edizioni del Capricorno e che recentemente ha avuto un lieve restyling anche nel logo. Questa evoluzione risponde infatti al nostro costante impegno nel settore editoriale della narrativa italiana, soprattutto noir, che pubblichiamo oramai da diversi anni e con grande soddisfazione. I primi autori di cui abbiamo parlato oggi, cioè Pavese, Gozzano, De Amicis, sono chiaramente degli autori piemontesi, così come lo è il DNA proprio alla casa editrice. Però non siamo più un editore esclusivamente locale ormai da molti anni, quindi anche i primi autori che abbiamo pubblicato nella collana sono sicuramente torinesi e piemontesi, ma sono anche e soprattutto autori italiani di livello internazionale. Questo rappresenta un po’ l’emblema della casa editrice, partita da un progetto locale ed editoriale ben preciso per allargarsi nel corso degli anni. E Capolavori Ritrovati rientra a pieno titolo in questo disegno, che vedrà arrivare altre novità anche sul fronte del noir e di cui vi daremo presto notizie.

Trovate la versione audio della nostra intervista nel ventiquattresimo episodio di INDIE – Libri per lettori indipendenti.