Cattet e Forzani portano sul grande schermo Che i cadaveri si abbronzino (Edizioni del Capricorno). Laissez bronzer les cadavres! verrà proiettato sabato in anteprima italiana a Torino
L’azzurro del cielo, il rosso del sangue, il giallo dell’oro.
Nel nuovo film di Hélène Cattet e Bruno Forzani, Laissez bronzer les cadavres!, a colpire immediatamente è l’intensità cromatica di questi colori, saturi come quelli dei manifesti cinematografici degli anni ’70 (non a caso, gli stessi che tornano anche nello straordinario poster del film, illustrato da Gilles Vranckx).
È a partire da questo cinema che i due registi, già autori di Amer e The Strange Color of your Body’s Tears, hanno sviluppato la loro personalissima estetica, lasciandosi ispirare dai film di Mario Bava, Lucio Fulci, Dario Argento, in un miscuglio di autorialità e citazionismo con cui si sono conquistati una certa fama. La loro, è bene specificarlo, potrebbe sembrare più video-arte che Cinema, soprattutto per l’attenzione riservata alla componente visuale, a discapito di quella narrativa, quasi del tutto assente.
Con Laissez bronzer les cadavres! terzo film della coppia francese, che verrà proiettato sabato al ToHorror Film Fest, le cose sembrano cambiare. Questa volta una storia c’è. E che storia!
Rhino (Stéphane Ferrara) e la sua banda hanno appena rubato 250 chili di lingotti d’oro ad un portavalori, a pochi chilometri dalla città fantasma di proprietà di Luce (Elina Löwensohn). Tra questi ruderi, l’artista anarchica cinquantenne ospita chiunque lo chieda. Il nascondiglio perfetto, se non fosse per quell’ignara coppia di gendarmi salita fino al villaggio…
Il soggetto, in questo caso, non è originale. Si tratta dell’adattamento di Che i cadaveri si abbronzino, sfolgorante esordio di Jean-Patrick Manchette e Jean-Pierre Bastid del 1971, pubblicato per la prima volta in italiano per i tipi di Edizioni del Capricorno. Forse per questo, lo stile di Cattet e Forzani riesce qui trovare un buon equilibrio tra centralità della messa in scena e impianto narrativo.
Stupisce l’estrema fedeltà della sceneggiatura al testo originale: stesse linee di dialogo, stessa scansione del tempo, stessa gestione dello spazio, in un’opera che, tuttavia, differisce profondamente dal romanzo. Speculare, oseremmo dire.
Il romanzo Che i cadaveri si abbronzino racconta, sostanzialmente, una storia di banditi asciutta e ruvida, dal ritmo serrato. Quasi la cronaca, minuto per minuto, di una gigantesca esplosione di violenza, in cui si moltiplicano le voci e i punti di vista.
Le voci del libro di Manchette e Bastid diventano immagini, in un film che riduce al minimo i dialoghi, mentre i punti di vista si trasformano in sguardi. Letteralmente. La macchina da presa indugia costantemente sugli occhi dei protagonisti, con inquadrature strettissime, alludendo chiaramente ai duelli nei western di Leone, Castellari, Corbucci, Sollima, Canevari.
È proprio lo spaghetti western il principale riferimento di Laissez bronzer les cadavres!, che mescola generi e riferimenti, dal cinema d’assedio a quello psichedelico, dal giallo al poliziottesco.
La stessa colonna sonora allude a quella tradizione, dove troviamo brani di Ennio Morricone (tratti da Faccia a Faccia, ma anche da Chi l’ha vista morire? e Giornata nera per l’ariete), di Mario Migliardi e Mino Roli (da Matalo!) o di Stelvio Cipriani (da La morte cammina con i tacchi alti).
Ma mano che la vicenda procede, la dimensione lisergica si impone sugli altri elementi. Cattet e Forzani trasformano i ricordi della sfrenata gioventù di Luce, narrati nel libro, in sequenze allucinatorie dalle tonalità acide, sospese nel tempo. Fantasmi di un passato glorioso che si aggirano tra le rovine della città.
Tramite questo espediente, Laissez bronzer les cadavres! diventa via via un’esperienza sensoriale. Lo fa anche grazie alla notevolissima fotografia di Manuel Dacosse e al lavoro magistrale sul suono.
Il cinema di Hélène Cattet e Bruno Forzani può piacere o non piacere. È estremamente derivativo e autoreferenziale. Come abbiamo già detto, appare più simile all’arte d’avanguardia, nella quale lo stesso pubblico ha un ruolo preciso nel modo in cui percepisce la performance. Ciononostante, in Laissez bronzer les cadavres!, il duo registico riesce a trovare un buon compromesso tra contenuto e forma, rendendo immersiva l’esperienza della lettura di un libro potente e sovversivo, che ha rivoluzionato il genere.
Dunque, lasciate che i cadaveri si abbronzino e godetevi il viaggio.
Presentato lo scorso anno al Festival di Locarno, Laissez bronzer les cadavres! verrà proiettato in anteprima italiana sabato 13 ottobre, alle ore 19.30, presso il Cinema Massimo di Torino. Per informazioni, vi rimandiamo al sito ufficiale del ToHorror Film Fest.
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