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Il ciarlatano

Isaac Bashevis Singer

Si tratti di Isaac o di Israel, il baule di meraviglie letterarie con l’etichetta “famiglia Singer” non smette di buttare capolavori per la gioia di tutti i lettori. Quando poi ci si imbatte ne Il ciarlatano  – questo giro tocca a Isaac Bashevis – appena pubblicato da Adelphi, si capisce anche da dove vengano i Mordecai Richler, i loro Barney e le loro incredibili versioni.

Hertz Minsker, il ciarlatano del titolo, infatti, approdato negli USA in fuga da un’Europa, una Polonia, ogni giorno più insalubre, nel nuovo mondo si trova alla grande. Non lavora, vive a sbafo di amici e parenti ricchi, di donne che seduce instancabile e impudente.  Ovviamente è un erudito, conosce il Talmud meglio di tanti rabbini, e se deve recitare a memoria il fiore della poesia greca e latina non si tira certo indietro e da quarant’anni lavora a un libro tanto misterioso quanto interminabile.

Ma l’orrore per il lavoro, il costante bisogno di soldi, l’incontenibile attrazione per le donne, ogni donna, quale che sia il suo stato civile, fanno sì che ogni sua energia e ogni sua ora siano spese nel ficcarsi nei guai e nel tirarsene fortunosamente fuori, tra mariti traditi, amanti imbufalite, sedute spiritiche fasulle, crisi di nervi, mercanti di quadri falsi, audaci e fumose teorie edonistico-cabbalistiche…