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La Riforma di Salaì

Rita Monaldi, Francesco Sorti

Tutte le storie belle ad un certo punto devono finire. Nel caso di Giangiacomo Caprotti, soprannominato Salaì (come il Saladino) da Leonardo da Vinci, di cui fu allievo e figlio adottivo, è la Storia stessa, quella con la S maiuscola, a dirci quando. Il come è invece avvolto da una certa aura di mistero. 

Così, arriva puntuale in libreria, pubblicato da Baldini+CatoldiLa Riforma di Salaì, l’ultimo capitolo della trilogia picaresca scritta dall’irresistibile duo Rita Monaldi e Francesco Sorti. Compagni di vita, quanto di scrittura, Monaldi&Sorti hanno lanciato un vero e proprio sottogenere letterario: il giallo storico-satirico, caratterizzato da una ricerca bibliografica accurata e sorprendente.

Nel primo libro, I Dubbi di Salaì, lo scapestrato e donnaiolo apprendista di Leonardo si era improvvisato agente segreto nella Roma del 1501. Nel secondo, L’Uovo di Salaì, impegnato nella ricerca di un importante libro di Cosmologia per conto del maestro, era stato arrestato a Firenze. Questa terza e ultima avventura, invece, ruota attorno all’intricata questione dell’eredità. 

L’eredità è quella di Leonardo da Vinci, naturalmente, morto lasciando Salaì in un mare di guai. Infatti, la casa nella quale ha deciso di stabilirsi con la moglie, mettendo finalmente la testa a posto, sorge su un terreno andato in eredità, per metà, a un servo di Leonardo. Inoltre, il vaso da notte nel quale il geniale patrigno ha nascosto la lista dei beni lasciati a Salaì è stato acquistato da un ignaro mercante tedesco.

Il rocambolesco viaggio di Salaì alla ricerca del pitale lo poterà fino in Germania, all’alba di una grande rivoluzione. Qui conoscerà un certo Martin Lutero, presbitero agostiniano destinato a cambiare la storia d’Europa. Il resto è, come abbiamo detto, Storia.