«Mi diletto di tutto ciò che temo» scrisse una volta Shirley Jackson in in testo mai pubblicato. E nel leggere il celebre e breve racconto dal titolo La lotteria, pubblicato da Adelphi, forse la sua opera più spaventosa, è difficile non pensare che quello che la grande scrittrice americana temeva di più non fossero quei fantasmi che popolano tanti dei suoi romanzi, ma gli esseri umani.
La vicenda raccontata da Shirley Jackson ne La lotteria è nota, anche se è impossibile non rimanere sottilmente turbati dall’oscuro finale di questa storia che si svolge in un luminoso e soleggiato mattino di giugno. Alle 10.00 del 27 giugno, per la precisione, giorno in cui tradizionalmente i 300 abitanti di un piccolo villaggio del New England si riuniscono nella piazza del paese per partecipare all’annuale lotteria.
Non vogliamo rivelarvi il finale della storia, ma è interessante ricordare che, quando il racconto venne pubblicato sul New Yorker il 26 giugno 1948, molti lettori furono talmente sconvolti da inondare la redazione di lettere di protesta. Alcuni pensarono che si trattasse della cronaca di un fatto realmente accaduto e volevano sapere di più sulla città in cui si svolgeva la Lotteria. Altri non riuscivano a coglierne il significato e chiedevano spiegazioni, indignati da tanta violenza e sadismo.
Secondo Ruth Franklin, la biografa di Shirley Jackson, i lettori del New Yorker rimasero così scioccati dalla Lotteria perché nei volti dei quei paesani videro «un orribile riflesso delle proprie facce, anche se non si resero conto esattamente di cosa stessero guardando».
E anche oggi, nonostante letteratura e cinema abbiano cambiato moltissimo la nostra percezione dell’orrore – e degli orrori – rispetto a settant’anni fa, La lotteria di Shirley Jackson non ha perso la sua straordinaria potenza narrativa, concentrata in quelle pochissime pagine. E insieme a questa, la capacità di parlare del presente e del futuro, volgendo lo sguardo verso il passato e “la tradizione” (come fa spesso il folk horror, sottogenere a cui ci sembra appartenere).
Proprio per questo Miles Hyman, autore e illustratore di grande successo che negli anni si è dedicato alla trasposizione “in immagini” di molte opere letterarie, ha deciso che i tempi fossero maturi per dedicarsi all’adattamento di La lotteria, opera con cui sentiva di avere un legame speciale perché parte del suo retaggio.
Hyman è infatti il nipote di Jackson e in questa bellissima graphic novel pubblicata da Adelphi dimostra di avere un rispetto assoluto dell’opera originale, trasposta in modo fedelissimo, ma anche una visione personale. Sceglie, infatti, una forma che ricorda un testo teatrale, aprendosi con l’elenco dei personaggi.
Così, il tratto pulito di Miles Hyman riesce dare forma al flemmatico orrore ordinario rappresentato da questo rito collettivo. Un orrore alla luce del sole.