Nell’astuccio dello studente, nel taschino dell’ingegnere, dietro l’orecchio del salumiere, sul banco del sarto o, con la sua tipica sezione rettangolare, nel caos di un cantiere, nella mano di un artista o tra le caselle del cruciverba… la matita è tra gli impercepiti oggetti che decidono la nostra quotidianità. Tant’è che mettere gli occhi nelle oltre 500 immagini al cuore di Matite, il bellissimo libro di Giovanni Renzi edito da Silvana, è un vero viaggio in un secolo abbondante di storia e società italiane, dall’avvio della produzione nella seconda metà dell’Ottocento, con gli iniziali tentativi di imitazione di matite straniere, all’impegno di ditte come Pangrazzi, Presbitero, Fila nell’affermazione del lapis italiano quale vessillo contro l’analfabetismo, alla sua diffusione nei più diversi ambiti lavorativi, professionali e creativi.
Ma la storia della matita coincide con la storia della creatività anche nei modi che i produttori scelsero per pubblicizzarla: dalle réclame firmate Fortunato Depero, Enrico Sacchetti, Roberto Aloy, Severo Pozzati, Giuseppe Magagnoli, al packaging sempre più accattivante, tra astucci, scatole, espositori, in grado di restituire immagini e forme che, attraverso tutto il Novecento, si sono imposte come simboli e segni visivi indimenticabili.