Nonostante il crescente imbarbarimento del gusto, fatto di braghe corte e sandali anche in città, magliette e felpe, giacche cortissime e strizzate e calzoni sopra il malleolo, un’idea di eleganza maschile sopravvive ancora oggi.
Un’eleganza fatta di materiali e di tagli che resistono al tempo, ignorano le mode, e se le seguono, lo fanno per aggiustamenti minimali, quasi impercettibili, tra revers e cravatte che si allargano o restringono e slittamenti cromatici di discrezione degna di un vedutista giapponese. Un’eleganza bloccata a quell’età dell’oro che fu il periodo entre-deux-guerres, quando, lasciati cilindri e frac della belle époque sul fondo delle trincee tra Somme e Piave, ci si illuse di salutare un nuovo periodo di pace e benessere.
A quel periodo si è rifatto Tommaso Di Benedetto nello stilare il suo L’uomo elegante (Passigli) fascinoso libro illustrato che guida il lettore alla ricerca del “paradiso perduto” della vera eleganza maschile, frontiera e baluardo – insieme alle “buone maniere” – alla volgarità dilagante di tempi e leaders odierni. Cosa indossare e come indossarlo, quali abiti per quali occasioni, quali materiali, quali colori e quali abbinamenti: quello di Di Benedetto è un vero manuale di resistenza e sopravvivenza. Nel quale non mancano capitoli dedicati all’abbigliamento casual e agli accessori, dall’orologio all’ombrello, dalla penna alla pipa.