Quella curda è la più grande popolazione al mondo senza uno Stato. Un quarto dei 40 milioni di curdi si trova in Turchia, il resto di loro è diviso tra Iran, Iraq, Siria e Armenia. Questo lo sappiamo perché lo abbiamo letto tante volte sulle pagine dei giornali.
Le donne e gli uomini curdi si sono dimostrati valorosi combattenti dallo spirito rivoluzionario, hanno combattuto l’Isis, difeso Kobane, hanno strappato Raqqa allo Stato islamico costituendo una democrazia fondata sull’uguaglianza e la libertà personale e religiosa. Ma chi sono davvero, quali sono i fattori costituivi della loro identità culturale, cosa vogliono realizzare?
Marco Gombacci, giornalista e fondatore della testata «The European Post», si è recato nel Kurdistan iracheno durante l’assedio di Mosul nel 2016 e da quel momento ha cominciato a interessarsi attivamente del popolo curdo. È andato poi in Siria, nel 2017, durante la riconquista di Raqqa, e nel 2018 durante battaglia di Deir Ezzor.
Ha raccolto informazioni e testimonianze per poter ricostruire l’identità e le istanze di un popolo alla disperata ricerca di una propria autonomia politica e di pensiero. Il sogno di un Kurdistan che spesse volte appare un’utopia, ma che le donne e gli uomini curdi non smetteranno mai di inseguire.
E infatti, l’appassionato libro in cui racconta la sua inchiesta si intitola, appunto, Kurdistan. Utopia di un popolo tradito. È edito da Salerno Editrice e rappresenta forse uno dei libri più completi per capire il contesto di una storia che forse ci sembra lontana, ma in cui l’Occidente ha le proprie responsabilità.