Mariana Oliver
A volte si può diventare un «migrante» per caso. Come Bill Lishman, che da pioniere del volo ultraleggero in Canada si è ritrovato a guidare stormi di oche selvatiche nella loro migrazione. Altre volte semplicemente facendo visita a un amico, varcando confini invisibili ma non per questo meno reali, come quelli delle case degli altri. Mariana Oliver in "Uccelli migratori" racconta la migrazione nelle sue molteplici forme, di come agisca sul linguaggio, sulla memoria, sul dolore, sul desiderio e sui corpi. Con grandi capacità espressive, Oliver guida il lettore nei cunicoli delle città sotterranee della Cappadocia, esplora le contraddizioni di una Berlino segnata dalle sue divisioni storiche, riscopre un dimenticato, scioccante esodo di bambini da Cuba agli Stati Uniti e ricrea l'intimità degli spazi della vita quotidiana utilizzando scale inconsuete. Mescolando reportage, analisi critiche e un'originale scrittura di viaggio, "Uccelli migratori" è una raccolta di testi brevi, in parte riflessioni poetiche, in parte racconti in presa diretta che interroga il lettore su cosa significhi lasciarsi alle spalle ciò che è familiare per fare nostro ciò che familiare non è.