Gian Micalessin
Sono più di cinquanta i soldati italiani caduti in Afghanistan dall'inizio della missione Isaf nel 2004. Ma in realtà il primo dei nostri connazionali è morto nel 1998, quando la missione delle Nazioni Unite si chiamava Unsma e aveva il compito di "sorvegliare" i talebani. In un altro millennio, prima dell'11 settembre, prima di qualsiasi "guerra al terrorismo". Dietro questa lunga teoria di nomi ci sono volti, desideri, ambizioni di giovani uomini, scelte di vita non sempre facili e scontate. A raccontarli è Gian Micalessin, inviato di guerra che conosce l'Afghanistan da trent'anni, che l'ha visto passare dal controllo sovietico a quello talebano fino alla situazione magmatica di oggi. E non potendo raccontarli tutti, ha raccolto otto storie esemplari, otto piccole biografie che tessono una trama comune, che consentono di capire chi sono i militari italiani impegnati nel Paese degli aquiloni, qual è la loro missione, perché hanno scelto il mestiere delle armi, che cosa li ha spinti a rischiare la vita a migliaia di chilometri da casa. "Afghanistan solo andata" cerca di ridare voce a quei ragazzi che sono stati figli, fratelli, mariti e padri, che troppo spesso conosciamo soltanto dalle cronache della loro morte, succinte eppure intrise di inutile retorica. Perciò le cronache di Micalessin parlano di vita, riaprono quelle porte che dopo la momentanea ondata collettiva di commozione si chiudono alle spalle delle famiglie. Con un'intervista al Generale Marco Bertolini.