Eugenio Carmona
Ancora oggi è molto difficile parlare dell'arte spagnola del dopoguerra senza inquadrarla in un contesto storico e sociologico preciso. Eugenio Carmona affronta da subito la questione spagnola, il problema cioè del complesso rapporto tra identità e modernità che caratterizza profondamente l'arte spagnola contemporanea. Evento imprescindibile per qualsiasi valutazione appare l'isolamento culturale spagnolo dopo la Guerra Civile che si lega alla circostanza dell'espatrio, portando con sé il grave rischio della perdita di riferimento nei confronti di quella potente cultura autoctona che fin dall'inizio del secolo aveva portato ad un incontro-scontro con la modernità. Questo tortuoso ma al tempo stesso fruttuoso cammino fu poi interrotto dalla dittatura di Franco che causò una vera e propria involuzione. Interi gruppi artistici si trovarono così sospesi tra rifiuto e revisione del passato e la scelta di ripartire da zero; tutto questo mentre negli Stati Uniti e nell'Europa il movimento moderno era già stato consacrato come arte ufficiale. E' in questo frangente che si definisce la differenza spagnola tra adesione al moderno e conti col passato. Presto si sarebbe capito che lavorare in Spagna, ai margini dell'estetica contemporanea, significava assumere, pur non allontanandosi dal proprio territorio, la condizione di esiliato. Da allora l'arte migliore si è assimilata con il miglior antifranchismo, e la creazione plastica ha vissuto un processo irreversibile di radicalizzazione, specialmente dal '57 al '68. La differenza spagnola provocò risultati originali che non avrebbero potuto esistere in altro modo e in altro luogo La mostra propone una sezione di trentacinque opere appartenenti alla collezione della Fondazione barcellonese de La Caixa, del periodo compreso tra gli anni Cinquanta e Settanta. Le opere esposte di Antonio Saura, Manuel Millares, Luis Feito, Rafael Canogar, Martin Chirino, Antoni Tàpies, José Guerriero, Lucio Muñoz, Gustavo Torner, Albert Ràfols Casamada, Josep Guinovart, Eduardo Arroyo e dell'Equipo Crónica utilizzano il linguaggio delle immagini dei mass media e contengono una critica sociale molto radicale contro la situazione immobilista della cultura spagnola del momento.