Tanguy Viel
"Antoine Lazenec, l’uomo dei sogni, arrivato a Brest a bordo di una Porsche 911 con l’aria di uno di quei tipi con la ventiquattr’ore piena di polizze di assicurazione o di mazzette di banconote e chili di cocaina, è annegato a cinque miglia dal porto, buttato nelle fredde acque dell’oceano. Scarpe italiane a punta, giacca nera e una camicia un poco aperta come uno di Parigi, si era presentato con fare risoluto al «castello» sulla costa di cui aveva preso possesso con la scusa di farne un «complesso immobiliare», un «parco residenziale» dalle ottime possibilità di rendita. Lí Martial Kermeur era l’intendente: tosava l’erba del prato, tagliava le siepi e abitava insieme con il piccolo Erwan, il figlio avuto in custodia dopo il divorzio da sua moglie. Kermeur non è il tipo da lasciarsi incantare dalle belle parole, tuttavia non ha esitato a investire i suoi soldi nel progetto dell’uomo dei sogni, pur di offrire un futuro decoroso a Erwan. Quando i gendarmi hanno suonato alla sua porta, non ha opposto alcuna resistenza. Si è lasciato ammanettare, ha preso il cappotto all’ingresso e li ha seguiti senza proferire parola. Al giudice, che sembra avere tutta l’intenzione di capire con calma perché è un assassino reo confesso, non esita a offrire la sua ricostruzione degli eventi.