M. Canosa
Nel cinema muto degli anni Dieci, "La Divina Commedia. Inferno" della Milano Films detiene i primati di altezza culturale di lunghezza e non solo. Nel 1911 cade il 50° anniversario dell.Unità d.Italia: Dante, già mito risorgimentale, diventa simbolo delle aspirazioni irredentiste (e nazionaliste). Inferno è stato restituito alla sua edizione princeps, alla corretta successione delle inquadrature, alla pienezza della sua luce e dei suoi colori da un lungo lavoro di restauro curato dalla Cineteca di Bologna e dal laboratorio L'Immagine Ritrovata. Cent'anni dopo, lo spettatore si trova nuovamente avvolto nella visione orrida e meravigliosa di figurazioni ispirate a Gustave Doré (e ad altri illustratori), ma come rivisitate da un Méliès crudele: desolazione delle lande bucate dai sepolcri aperti, bagliori repentini, la petrosità degli orridi, l'acume dei roveti secchi, dannati striscianti o che procedono decapitati mutilati sventrati, le fattezze bizzarre delle creature mitologiche, le mostruose metamorfosi... Perduta la partitura originale che accompagnò le proiezioni d'epoca, presentiamo l'Inferno restaurato con due distinte interpretazioni musicali: una colonna sonora di musica elettro-acustica con voci e suoni d'ambiente composta da Edison Studio e una composizione per pianoforte di Marco Dalpane. Per le didascalie della versione inglese, è stata utilizzata la classica traduzione della Divina Commedia di Henry Wadsworth Longfellow (1867).