Manlio Sgalambro
«Contro la musica», il pamphlet che suscitò grandi discussioni alla sua uscita e che fu foriero della lunga collaborazione tra Manlio Sgalambro e Franco Battiato. "Un fantasma si aggira tra noi. Il fantasma della musica. Una opprimente melassa, un indistinto in cui si trova di tutto, musica da camera e musica da piazza, per pochi e per molti, buona e cattiva musica", Il filosofo, in effetti, non si scaglia qui contro la musica tout court, ma svolge kantianamente una critica dell'ascolto. Un ascolto subìto, dove l'ascoltatore inciampa nella musica ed è obbligato ad ascoltarla, anche quando non lo vuole, come quando entra in un negozio per comprare un paio di mutande e, oltre a pagare, deve pure sorbirsi un sottofondo musicale, sia esso un quartetto d'archi o una canzone da stadio. "Un rozzo ascoltatore, senza ethos alcuno, si è impadronito della musica (come una volta si diceva che la musica si impadroniva dell'ascoltatore). Essa lo segue ipnotizzata e sprigiona suoni dai suoi stessi fan. Dalle loro orecchie spalancate suona la musica che essi vogliono ascoltare. In realtà in un ascolto giusto l'ethos impone di ascoltare nei suoni la dissoluzione del mondo. Per un momento esso non c'è più. La promessa della città d'utopia s'è adempiuta dal lato peggiore. Gli angeli che suonano la tromba non somigliano agli angeli". E così chiude Manlio Sgalambro, "Chi ascolta veramente, ascolta l'ascolto. Chi ascolta veramente, ascolta la fine del mondo".