Jack Halberstam
Che cos’è il selvaggio nel mondo e nel tempo che abitiamo? Esiste un’idea di selvaggio che non sia al servizio del pensiero coloniale, che non determini esclusione, binarismi, violenza? È possibile immaginare un pensiero selvaggio e selvatico, un modo diverso di conoscere? Paradiso perduto o inferno a venire, pensiamo al selvaggio come a qualcosa che è esistito prima, che potrebbe esistere dopo, in ogni caso qualcosa che è altro da noi: noi esseri umani, moderni, civilizzati, colti, sovrani di un mondo ordinato e coltivato a nostra immagine e somiglianza. Con questo libro, primo capitolo di un dittico dedicato alla wildness, Halberstam si oppone alle narrazioni correnti sulla scomparsa della selvatichezza dalla nostra vita e dai nostri spazi, mostrando invece i modi in cui la natura e le sue espressioni, specie quelle legate al sesso e al desiderio, esistono nel presente. Muovendosi liberamente da Stravinskij e Nijinskij ai mostri selvaggi di Sendak, dai libri sulla falconeria a Vita di Pi, da Walking Dead a Huysmans, Creature selvagge ci parla di una forza caotica che non ha un obiettivo, nessun traguardo che si intravede all’orizzonte, ma che «disordinando il desiderio e desiderando il disordine» ci offre uno spazio imprevisto di libertà e sperimentazione fuori dalle logiche neoliberiste.