Vittorio Foa, Renzo Foa
Un'Italia divisa, un mondo inquieto. Ne discutono un padre e un figlio, da sempre impegnati in politica. Nella caduta di antichi riferimenti, nel rincorrersi di mutamenti sempre più rapidi, cercano le vie aperte a una democrazia mai come ora bisognosa di chiarezza, di onestà intellettuale, di fantasia. Il dialogo prende le mosse dalla diversità di due storie della sinistra e due visioni della politica. Ricostruisce le occasioni sprecate dopo il 1989, con l'incerto cammino del Pds, e nel biennio della «transizione», quando la politica - esemplare fu il gran rifiuto verso il governo Ciampi - non riuscì a dare un senso compiuto all'azione della magistratura. Cerca di allungare lo sguardo sugli anni che ci aspettano, sulle nuove insicurezze, sulle paure di fine millennio, sui pericoli dell'etnocentrismo: ma anche sulle speranze che alla fine prevalgono sul pessimismo. Tutto ruota attorno ad una domanda sempre sottintesa: perché la sinistra non ce l'ha fatta fino ad ora e come si ricostruirà una sinistra che non abbia più paura di governare? Una risposta c'è: ripartire da quello che ha rappresentato storicamente, cioè una spinta alla libertà, all'autodeterminazione e alla responsabilità. Al di là delle vicende della cronaca politica, sarà questo in futuro il vero terreno di scontro con una destra che in Italia è, in realtà, ancora in via di invenzione.