Alberto Pallotta
Trent'anni dalla scomparsa di Eduardo hanno definitivamente fugato ogni dubbio sulla vitalità del suo teatro, capace di resistere ben oltre la memoria di un raffinato magistero interpretativo, ma lo hanno anche proiettato fra i classici della scena occidentale. Non si tratta più di accertare un valore, ma di interrogare un corpus ricchissimo secondo dinamiche nuove. Non è più tempo di riconoscere la grandezza di Eduardo: è tempo di motivarla, e di sentirla attuale, sfuggente, pronta ad altre implicazioni, proprio come accade per Shakespeare, Molière, Goldoni. I saggi contenuti nel volume si propongono di contestualizzare un'esperienza particolare nella storia del teatro napoletano e universale, ricostruendo i percorsi di formazione di Eduardo, guardando alla sua scrittura scenica come processo di sedimentazione di una prassi militante del teatro entro e oltre un orizzonte immateriale, rivalutando l'apporto di quelle figure che hanno lasciato un'impronta indelebile nella resa delle sue dramatispersonae, e infine confrontandosi con la problematicità del suo lascito, nello specifico milieu "napoletano" come nel panorama della scena occidentale.