Karl Polanyi
È il 1937. Karl Polanyi, testimone e interprete tra i più acuti del suo tempo, accetta l'invito a collaborare ai programmi educativi delle Trade Unions inglesi, ricostruendo con vivido senso profetico la trama delle vicende europee dalla fine della prima guerra mondiale. Polanyi non semplifica nulla e nulla concede alla divulgazione, se non adottando uno stile avvincente e serrato. L'esame dei problemi spazia sull'Europa intera, a partire dalle incongruità e dalle contraddizioni del «sistema di Versailles»: la precaria reinvenzione di un'Europa centrale e balcanica; i conflitti innescati dalle nuove realtà statuali; i circoli viziosi delle diplomazie europee; la progressiva, umiliante sconfitta delle prospettive di governo internazionale della crisi.Si dipana così, in nuce, la trama geniale di quella Grande trasformazione che Polanyi darà alle stampe nel 1944. Già nel 1937 egli ne individua il punto di fondo: la frattura storica legata alla grande crisi e al diffondersi del totalitarismo. E nell'Europa degli anni trenta si ridisegnano schieramenti e alleanze: la polarità fondamentale della politica internazionale - mentre si afferma l'imperialismo giapponese e si palesano le incertezze della leadership americana - tende ora a stabilirsi non più tra Francia e Germania ma tra Germania e Urss. Il gioco che un tempo era tutto europeo si allarga a dimensioni mondiali; e lo scontro si sposta: dal conflitto tra «revisionisti» della pace ingiusta e sostenitori della «sicurezza collettiva» presto si giunge allo scontro mortale tra fascismo e democrazia. Mentre la politica di potenza torna a imperversare, ad essa si sovrappone il conflitto sociale. Guerra esterna e guerra civile si intrecciano, e si affermano forme di conflitto da cui nessun trattato può mettere al sicuro... A fine secolo, quant'è lontana l'Europa del 1937?