Valerio Mattioli
Nei primi anni Novanta il cyberteorico Arthur Kroker profetizzò che la nuova musica elettronica sarebbe stata l'avanguardia per i futuri rapporti tra specie umana e tecnologie digitali. Nello stesso periodo Brian Behlenford, fondatore di Apache e guru della Silicon Valley, lanciava una mailing list tutta dedicata alla cosiddetta Intelligent Dance Music di produttori come Aphex Twin, Autechre e in seguito Boards of Canada: tre nomi tra i più venerati del panorama musicale degli ultimi decenni, maestri indiscussi del suono elettronico nato dalla grande stagione techno. Eppure AFX, AE e BOC restano figure misteriose, sfuggenti, le cui biografie non hanno nulla del respiro epico a cui ci hanno abituati decenni di mitologie pop. Ma allora perché la loro influenza è tanto cruciale? A trent'anni da Artificial Intelligence, la compilation- manifesto che sancì la nascita della «musica da ballo intelligente» imponendosi come testo sacro per l'allora emergente internet culture, Exmachina offre una risposta - azzardata, paranoide, eppure spaventosamente convincente - invitandoci a leggere le parabole di questi artisti come tre capitoli di un'unica storia: quella che comincia con l'irruzione dell'algoritmo emlla quiete delle nostre camerette, passa per la spietata potenza di calcolo del processo macchinico, e finisce con l'estinzione della nostra specie.